Norman Rockwell, Girl waiting for a kiss

L'educazione scandinava, la gelosia e le future sofferenze d'amore

Annalena Benini

Accoglierò tutte le fidanzate e i fidanzati con sereno distacco. Ma Johanna non ti merita

Ma quindi non sei innamorato di nessuna?, ho chiesto a mio figlio, fingendo di lavare i piatti. Lui ha detto di no, adesso no, ma che è stato innamorato di Johanna, però poi lei è diventata troppo alta. “Più alta del demogorgone, più alta di Godzilla”, ha detto, con una specie di ironia.

 

Credo che assomigliare a un demogorgone, anche solo per estensione verticale, non sia un complimento, e credo che mio figlio abbia accettato serenamente, ma non troppo, il fatto che Johanna non ha mai ricambiato il suo amore, preferendo un bambino più grande. Io naturalmente sto dalla parte di Johanna, perché aspiro alla Scandinavia dell’educazione filiale, non sarò mai una madre protettiva e gelosa, e non penserò che Johanna aveva torto marcio nell’amare uno peloso di terza media al posto di mio figlio, ma non penserò nemmeno, per carità, che in fondo sono molto meglio io di ogni Johanna che verrà. E neanche fra vent’anni chiederò a mio figlio se Johanna sappia fare il risotto buono come il mio. Accoglierò tutte le fidanzate, i fidanzati, le non fidanzate e i non fidanzati con sereno distacco, non penserò mai: lei non ti merita. Quindi è solo per semplice, banale, umana curiosità che adesso mi chiedo: Johanna, come hai potuto? E già che ci sono, mentre infilo velocemente i piatti in lavastoviglie sciacquandoli sempre troppo poco, chiedo a mio figlio di assicurarmi, con una mano sul cuore (ma per scherzare!) che comunque, qualsiasi cosa succederà, lui amerà sempre e solo me. Lui socchiude gli occhi e dice: sì certo come no, e io capisco non solo che non posso più scherzare, ma anche che lui non amerà sempre e solo me.

 

Del resto, aspiro alla Scandinavia, quindi non pretendo certo di essere l’unica fonte di benessere per le persone che amo, non chiedo esclusività, penso che ogni rapporto sia un arricchimento, e che l’urgenza di vita sia forte e ferocemente espansiva, come ha scritto Elena Ferrante, nessuno deve stare in un recinto, nessuno può esaurire i bisogni di un altro e io non dirò mai ai miei figli: hai fame ammamma?, ma ciò non toglie che quella Johanna non mi sia mai piaciuta, neanche alla scuola materna. Aveva un istinto di sopraffazione, l’ho notato subito, da come tirava la palla mirando alla testa. Si approfittava dell’altezza, con questa stupidaggine che è mezza bellezza. I caratteri non cambiano, quindi amore della mamma, è chiaro che Johanna, quel demogorgone, non ti merita.

 

E comunque adesso va tutto bene, voi due non state ancora soffrendo per amore, e io che aspiro alla Scandinavia so che le sofferenze aiutano a crescere, i no sono importanti, l’adolescenza prevede anche vari ettolitri di lacrime, e figuriamoci se ne faccio un dramma: ho passato domeniche intere chiusa in camera mia a piangere e sono sopravvissuta, anzi mi sono fortificata. Dico solo che se qualche demogorgone esagera, io non resto ferma a guardare. “E cosa faresti, quindi?”, chiede mia figlia annoiatissima, e intanto nessuno dei due mi ha aiutato a sparecchiare. Che cosa farei, scandinaviamente parlando? In effetti non lo so, forse direi solo: hai fame ammamma? Ma intanto mio figlio ha espresso un desiderio segreto, e io ho molta paura che riguardi Johanna. Poiché credo ai desideri, alle stelle cadenti, alle candeline da spegnere, a tutto quello che cerchiamo di attirare verso di noi con il pensiero, spero che mio figlio non abbia desiderato sposare quella spilungona di Johanna. Ma lui dice che il desiderio è segreto, e io sono scandinava, l’ho già detto, e non voglio violare nessun segreto. Quindi mi limito a chiedergli, più volte, con insistenza, di dirmelo, perché a me può dire tutto, e alla fine confessa un desiderio che mi rassicura molto. Le sofferenze d’amore sono lontane, anzi lontanissime, e quando arriveranno le affronteremo scandinaviamente. Il desiderio è: avere sempre una scorta di olive in frigo.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.