I versi crescono come le rose, e i fiori appartengono all'imponderabile, come i croissant
Perché Lilli Gruber ci tiene tanto a ricevere dei fiori da Matteo Salvini? La lettera di Guia Soncini ad Annalena Benini
Cara Annalena, quando una qualunque ospite femmina va da Fabio Fazio lui – che è un gentiluomo che vive negli anni Cinquanta – le regala dei fiori; lei sorride, ma io lo so che pensa: oddio, ora mi tocca trovare un vaso. Quando il marito della Ferragni assolda un organizzatore di eventi per festeggiare il compleanno della moglie, quello le riduce il salotto a una camera mortuaria di rose rosse; le rose sono già nei vasi, ma sono decine di vasi, e lei sorride ma io lo so che pensa: oddio, e adesso l’acqua chi gliela cambia. E allora dimmi, tu che conosci le leggi del mondo e me ne farai dono: perché Lilli Gruber – miglior portatrice di chignon scompigliato dell’universo, imperatrice della riduzione dei maschi in studio a valletti della sua conduzione, pronunciatrice di nomi francesi da far impallidire Massimo Recalcati e i suoi “Jacques Lacan” arrotati – ci tiene tanto a ricevere dei fiori da Matteo Salvini?
Guia Soncini
Cara Guia, mi sforzerò di non cantarti: “Portaci delle rose, nuove cose”. Marina Cvetaeva scrive che il poeta scopre “la legge della stella e la formula del fiore”. Credo che significhi che nell’anima succedono cose non spiegabili. I versi crescono come le rose, contro ogni buonsenso. E noi inspiegabilmente, contro ogni buonsenso, siamo felici di ricevere fiori, anche scelti da un segretario, anche mandati da Matteo Salvini (è felice soprattutto Chiara Ferragni, che non dovrà mai raccogliere petali morti). Fa parte dell’imponderabile. Come lo chignon scompigliato di Lilli Gruber, come i croissant pieni di burro che fanno talmente male che ne mangerò almeno quindici.