L'estate che si ricompone nel nulla, la nostalgia dell'inverno e della tangenziale romana
Il fiume delle parole dette e di quelle non dette, dei ritardi, dei turbamenti che un padre affronta nel vedere sbocciare due bambini che stanno diventando più grandi
Cara Annalena, ora che l’estate si ricompone nel nulla penso all’inverno con nostalgia e ai giorni con i bambini lungo la tangenziale romana. Da qui, direzione Tiburtina il centro logopedico dove va mio figlio, 6 anni coraggiosi e arditi tra una paura e uno scoramento; da lì Tor di Quinto direzione palestra, dove mia figlia pratica ginnastica artistica con grazia e leggerezza tutta sua. E in mezzo scorre il fiume, quello delle parole dette e quello delle parole non dette, dei ritardi, dei turbamenti che un padre tardivo come una vendemmia (speriamo buona) affronta nel vedere sbocciare due bambini che stanno diventando più grandi. E in questo, ma in altro, per la verità, è il loro tormento. E anche il mio. Nel non sapere, non potere spiegare, non potere dire di più. Per paura di far male, di spostare un turbamento da me verso di loro che non lo meritano, che meritano altro, quello che non hanno avuto. Lì sulla tangenziale romana, scorre il fiume della cena che va preparata in fretta perché la mattina dopo ci si deve svegliare presto e prima la doccia e prima levarsi le scarpe, fare la pipì, lavare la mani.
Un fiume dove due amatissimi pesciolini nuotano cercando di galleggiare tra tristezza, allegria e qualche litigio e meno male che ci sono persone che mi amano, ci amano, mi aiutano, ci aiutano, come una zia adorabile e non consanguinea, adorabile ancora di più non fosse che per questo, amata a sua volta da me e dai bambini che hanno imparato a rispettare l’amore degli altri.
Sì, in questa estate che si ricompone nel nulla penso all’inverno e alla mia amata tangenziale romana.
L’inverno che suggella la realtà e aiuta lo scorrere del fiume. Il mio inverno di padre separato (pochi giorni e un fine settimana alternato come recitano i mattinali legali) e il loro di figli senza una famiglia unita e senza un perché.
Sergio Di Bella, via mail