Forte respiro rapido
Dino e Marco Risi, padre e figlio a volte come nel Sorpasso, spettatori e complici di una vita
Esiste un’altezza dello sguardo quasi obbligatoria che lega un padre a un figlio. Una linea obliqua che si inclina con l’età che vede in alto il padre quando il figlio è piccolo, e si capovolge quando è il figlio a crescere e il padre a invecchiare. Nel mezzo esistono rari e imbarazzanti momenti di equilibrio in cui ci si guarda dalla medesima altezza ed è in un certo senso da qui che Marco Risi si muove per affrontare il ricordo di Dino, suo padre e maestro della commedia italiana.
“Ma se me ne andassi di casa, vi dispiacerebbe?”. Così esordisce una sera a cena Dino davanti ai suoi due figli Marco e Claudio, a causa dell’amore per Alicia Brandet, una giovane attrice, una meteora secondo Wikipedia. L’uscita di Dino Risi ha la forma della provocazione, ma cela anche l’ansia e la tenerezza di un desiderio che, come rivela Marco con la sua netta risposta “Sì mi dispiacerebbe…”, sta dalla parte dei figli e non di quell’amorino verso la giovane Alicia. E riassume in parte il modo di intendere la vita di Dino Risi in cui cinismo e tenerezza si alternano grazie a un uso smodato e acutissimo di leggerezza.
Marco Risi indaga il padre anziano, dolorante e a tratti depresso, ne indaga la memoria come i movimenti incespicanti che tradiscono le trasgressioni (prendere a colpi di bastone le auto della polizia) di un uomo che ha studiato da medico e ha fatto il regista, che ha adorato innamorarsi di tutte le donne che ha avuto, ma non ha mai abdicato al suo ruolo di padre. E’ un insieme difficile da tenere insieme, contraddittorio e irriducibile eppure Marco Risi ci riesce con un libro che si tiene alla larga dalla facile aneddotica che pure deve entrare tra le pagine di una vita novecentesca al centro della scena.
Il libro è il frutto di un montaggio attento tra ricordi, pagine di diario e appunti di chi ha trascorso la propria vita al fianco del padre, in un mondo del cinema che non esiste più e anche in una Roma sempre più trasparente e lontana, messa in scena di ciò che fu capace di essere.
Ed è forse proprio in questo che Marco Risi restituisce il forte respiro rapido del titolo, passando dalla storia di un padre a quella di un luogo in cui i padri si moltiplicano e hanno i nomi di Ettore Scola, Vittorio Gassman, Federico Fellini, Mario Monicelli, Vittorio De Sica e molti altri.
Un ambiente maschile e a tratti maschilista, ma anche pienamente paterno. Certo con un’idea distratta e a volte confusa di paternità in cui a prendere forma – nel crescere i figli – è quella solidarietà maschile che tante vittime ha lasciato sul campo della comprensione reciproca, ma capace anche di momenti di grande intesa e divertimento.
Era una generazione di uomini (o meglio di maschi) che amava molto, per non dire sempre, ma che per amore piangeva poco, “addirittura tre volte”, e così capitava ai figli – spesso infelici osservatori privilegiati di quegli irregolari tumulti amorosi – di ritrovarsi come davanti ad uno schermo, spettatori e complici al tempo stesso.
Dino Risi è lo stesso uomo che scrive lettere bellissime e delicate a Claudia, sua amatissima futura moglie, è lo stesso uomo che lascia a se stessa una vecchia amante tornata a Venezia dopo quarant’anni per salutarlo, preferendo appartarsi con una giovane hostess del festival. Lo stesso regista capace di prove straordinarie come Il sorpasso o Profumo di donna, come di film dimenticabili. Eppure le due anime coesistono ed è in questa capacità che si rivela la specifica tenera intelligenza di Dino Risi. E’ un esercizio costoso di osservazione, fatto di inciampi e di rischiosi scontri quello che compie Marco Risi nell’arco di una vita e che gli permette di comprendere anche le contraddizioni più dure.
Quando al Circeo per colpa delle onde impreviste di un mare in subbuglio Marco giovane e inesperto cacciatore di polpi, si conficca un arpione nella gamba, il padre preoccupato lo soccorre, lo carica a bordo di una scintillante Mercedes Pagoda e via di corsa verso il pronto soccorso di Terracina. Il viaggio è un susseguirsi di curve veloci, colpi continui di clacson ed è un attimo, è un lampo lo sguardo di Dino che si volta verso il figlio e gli dice: “Ti piace eh?”. I due si capiscono al volo, è Il sorpasso, sono il Bruno Cortona di Gassman e il Roberto Mariani di Trintignant.
Ricordi sì, utili a levigare gli ultimi anni fatti della durezza della vecchiaia, ma soprattutto rappresentano la forma precisa di quella verità sottile di cui è fatto un incontro tra padre e figlio. L’amore irriducibile di un figlio verso il padre e quello irrinunciabile di un padre verso il figlio. Non per forza gli anni più belli, ma quelli fatti di respiri forti e rapidi, fino alla fine. Forte respiro rapido sono le ultime parole annotate sul suo diario da Dino Risi.