Little Dog è arrivato negli Stati Uniti a due anni insieme alla madre Rose, fuggendo da Saigon. Il padre non c’è, il passato è buio e senza una luce indietro per generazioni: violenza, sradicamento, abbandoni, prostituzione nei bordelli dei marines. Little Dog cresce nel Connecticut con la madre che gli ripete di non attirare l’attenzione su di sé, perché è già vietnamita. Vive nel nail salon in cui lei lavora, svegliandosi nell’odore nauseabondo dell’acetone usato per togliere lo smalto il giorno prima. Odia le mani orrende, piagate dal lavoro della madre. Detesta i centri estetici dove “i sogni diventano la consapevolezza calcificata di cosa significhi svegliarsi con ossa americane, ossa indolenzite, tossiche, sottopagate”. A 14 anni inizia a lavorare nei campi di tabacco e impara a sopravvivere e a non fidarsi, se non di un ragazzo più grande, di cui s’innamora. Con lui conosce la droga, tutte le droghe, la sottomissione fino all’annientamento perché è l’unico potere cui può accedere: il tutto all’oscuro di quella madre che non sa leggere, perché, gli ha rivelato, leggere è un privilegio che lui ha ottenuto grazie a ciò che invece lei ha perso. Quando, poco più che ventenne, non ce la fa più a essere un fantasma a due facce e a tacere, scrive alla madre una brutale e livida confessione che lei non potrà capire; ma vuole essere ascoltato, nascondersi non è più un’opzione. Questo sfogo senza tregua o zone protette è il tema dell’autobiografico Brevemente risplendiamo sulla terra (La nave di Teseo), primo romanzo del giovane poeta Ocean Vuong.
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