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Hai approfittato del lockdown o hai perso il tuo tempo? Rispondi!

Annalena Benini

Le sculture di legno e di ghiaccio che hanno fatto gli altri e la mia solita pioggia di rane

Sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Lo sapevo, ma come faccio con quasi tutte le cose della mia vita, mi rifiutavo di pensarci. Il mio cervello fa così: afferra qualcosa, lo rigira, sobbalza, e decide di distruggere il pensiero con una pioggia di rane. Il pensiero però non muore, quindi prova a tornare, soprattutto di notte, o mentre sto per mangiare un gelato. E allora di nuovo giù rane, centinaia, migliaia di rane a zampe aperte. Queste rane non sono cattive, anzi, arrivano appena le chiamo, sono disposte a suicidarsi all’istante pur di annebbiarmi i pensieri. Sono protettive nei miei confronti e non mi fanno prediche. Ma poi il pensiero ritorna, portato dal cervello di qualcun altro che non sono io e che non possiede rane, quindi torna più gonfio, più concreto, più minaccioso anche perché i giorni, anzi i mesi sono passati e quel non pensiero ha prodotto delle conseguenze, ha presentato il suo conto. Il pensiero è un titolo di giornale, un giornale americano molto importante, ma non si tratta solo del giornale americano, che insomma, chi se ne importa, ma di tante e tante persone con cui sto parlando in questa fase due, tutte piuttosto soddisfatte e prive di rane: “Il lockdown non deve essere una perdita di tempo. Approfittane”. Adesso il mio pensiero, su cui due o tre mesi fa si erano lanciate tutte le mie rane, è diventato il racconto, o la messa in scena su Instagram, delle nuove cose che queste persone hanno imparato, progettato e creato durante la quarantena.

 

Le cose che non avevano mai fatto e su cui hanno investito, con determinazione, le settimane di emergenza. Alcuni hanno preso lezioni online di francese, e adesso pretendono di telefonarmi in francese. E va bene, tanto io non rispondo. Altri si sono messi a dieta, approfittando dell’assenza totale di cene, aperitivi, incontri festosi, socialità, e hanno fatto ginnastica con i tutorial, e adesso bussano alla mia porta in costume da bagno, con fisici scolpiti, addominali costruiti dopo i quarant’anni, sederi di marmo. E va bene, tanto quest’anno il mare salta. Altri hanno fondato società, avviato progetti in Africa, girato cortometraggi, imparato a intagliare il legno, insegnato ai figli a intagliare il legno, iniziato un commercio online di oggettini di legno intagliato. E va bene, comprerò questi oggettini di legno. Alcuni hanno ricominciato a suonare il pianoforte. Altri hanno imparato a giocare a scacchi e adesso fanno i tornei di qualificazione sulle piattaforme ufficiali. Molti hanno studiato e creato l’orto sul terrazzo condominiale, e l’insalata è già nata e adesso mangiano con voluttà queste insalate dell’orto fatto da loro e invitano ad assaggiare l’insalata del loro orto. Parecchi hanno fatto quel corso di salvataggio, quello che se mio figlio si sta soffocando con il pollo loro sanno esattamente quali mosse fare e io no. Uno ha imparato a fare sculture di ghiaccio. E va bene, almeno le sculture di ghiaccio si scioglieranno, spero.

 

E tu che cosa hai fatto?, mi chiedono queste persone entusiaste, serene, con in mano le loro sculture, le loro nuove conoscenze, i loro nuovi progetti, dentro ai loro nuovi corpi scattanti. Sottolineano anche il fatto che loro non volevano in nessun modo ridursi ogni sera sul divano con il telecomando a guardare un film o una serie, come quelli che hanno perso il loro tempo. Io, se ci penso, è l’unica cosa nuova che ho fatto, e mi è sembrata bellissima: ogni sera sul divano a guardare un film o una serie. Tanto che, a mio figlio che mi chiedeva che regalo vorrei per il mio compleanno, ho detto che vorrei un buono per dieci film, cioè la sua promessa di guardare questi film insieme. Però lui ha risposto: mamma così mi distruggi la vita, è meglio se ti regalo un portapenne. Quindi forse, alla domanda di questi nuovi scultori, musicisti, atleti, imprenditori, risponderò che ho creato nuove piogge di rane.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.