(foto Unsplash)

Scrutinio finale

Serenella Bettin

69 classi, un’ora a riunione su piattaforma, vietato incontrarsi. Lo sconforto di una maestra

Apro la porta della cucina, è sera tardi, e trovo mia madre curva sulla sedia che fissa lo schermo del telefonino. Le chiedo: cosa fai? Mi dice che sta guardando un video su YouTube, “sai quei tutorial, come li chiamano adesso”. Credevo stesse guardando qualcosa per la casa, un dolce, un impacco per i capelli, e invece no. Sta guardando un video per fare gli scrutini online. “Webinar: gestione scrutini ed esami con il registro elettronico”. Mi dice che gliel’ha mandato un collega sulla chat delle insegnanti e che può essere utile. Mia madre insegna dal 1976, e da una decina di giorni è nel pallone, non sa chi come cosa e dove andare a parare. Conosco bene quella sensazione di quando non hai ben delineato il perimetro delle cose, di quando non le hai concretizzate, di quando non sai come prenderanno forma e sostanza nel mondo reale. Sai che esistono perché se ne parla, ma non sai dove siano, che forma abbiano.

 

Mia madre da febbraio, assieme ai suoi colleghi, vive un mondo fatto di nuvole dove mettere i dati, drive dove caricare le lezioni, caselline sospese tra un pixel e l’altro dove inserire i voti; sa che esiste il registro elettronico, ma materialmente non sa dove sia. Il fatto poi di trasportarlo all’interno di una piattaforma, come le hanno detto, la manda ancora più in crisi. Come si prende il registro e lo si condivide nello scrutinio finale? Nelle chat di whatsapp del gruppo delle maestre, i docenti si scambiano messaggi per cercare di capire come affrontare questa fase, quella più problematica, quella più impegnativa, quella che ti porta a dover dare giudizi senza giudicare, soprattutto quest’anno: dare un voto è estremamente difficile. Gli scrutini nell’istituto comprensivo dove insegna mia madre cominciano lunedì 8 giugno. La dirigenza scolastica ha suddiviso con estrema precisione tutte e 69 le classi. Ogni classe ha la sua ora per fare lo scrutinio: scaduta quella, si prende e si gira alla classe successiva. Lo scrutinio quest’anno avrà luogo sulla piattaforma elettronica, la Office 363 Education. Non sarà possibile per i docenti andare in aula, sedersi, aprire i registri, guardarsi negli occhi e decidere i voti. Nemmeno senza bambini, stando a distanza, in cinque insegnanti per aula. Si può andare al ristorante ma non ci si può sedere in un’aula con le finestre aperte e le mascherine. Non si può discutere – non solo virtualmente – parlare di un alunno, scambiare opinioni, prendere del tempo per riflettere, per pensare, per questo tempo così perso che ora tutti vorremmo. Una volta gli scrutini duravano ore, da qualche anno ci sono i registri elettronici, e da quest’anno lo scrutinio è online. Per affrontarlo sono stati diffusi dei criteri di valutazione pienamente esaustivi, sintetici e sbrigativi. Per il comportamento si valuta se sia maturo e responsabile, responsabile e corretto, corretto e basta, parzialmente corretto, non sempre corretto e poco responsabile, scorretto e poco responsabile. Per l’apprendimento si tiene conto se gli obiettivi siano stati pienamente raggiunti, raggiunti e basta, raggiunti in modo positivo o in modo complessivamente positivo, generalmente raggiunti, raggiungi in modo parziale o non raggiunti. Poi per il giudizio globale ci sono una serie di frasi prestampate dove inserire la parola desiderata.

 

Per esempio, se il bambino si è applicato con impegno, si decide se questo impegno sia stato costante, proficuo, rilevante, discontinuo. Ma quello che mia madre e le sue colleghe e colleghi continuano a non capire è perché non si possa andare in classe per lo scrutinio finale, e materialmente come avverrà lo scrutinio online. Il coordinatore di classe dovrebbe aprire lo scrutinio, collegarsi in piattaforma, avere ben chiara la situazione e redigere il verbale. Forse è troppo chiedere a qualcuno, che fino a pochi mesi fa usava soltanto whatsapp, di connettersi in piattaforma con il telefonino, partecipare alla videoconferenza e scrivere contemporaneamente con il computer. Per non parlare di tutti quei report, caricamento dati, trasporto file e pdf che per una persona di sessantaquattro anni erano quasi arabo.

 

“Ho impiegato mezz’ora – mi dice mia madre – per capire come cancellare un voto, secondo te riesco a fare tutto questo? E’ uno scrutinio secco. Una volta si parlava e si discuteva ore”. I voti una volta avevano un peso. Ma anche adesso ce l’hanno. Nel vero senso della parola. “Sì, nel registro elettronico – mi spiega mia madre – se dai un otto, ti viene chiesto il peso”. Come il peso? “Sì, ok l’otto, ma in cinque anni è veramente un otto? Che peso ha?”. La guardo perplessa, che peso ha? Intanto mia madre gira il cucchiaino dentro la tazza della camomilla. “Ti fanno venire il mal di stomaco – mi dice – Ti fanno venire il mal di stomaco”.

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