Il nome sbagliato
Ah, Cocconi, il figlio del pasticcere? No, maestra, mio padre è medico. Così per sempre
C’è un nome che mi ha sempre perseguitato da bambino, anzi un cognome: il mio. La maestra di prima elementare della scuola pubblica Pezzani di Parma, al primo appello, si prese una pausa: “Ah, Cocconi, il figlio del pasticcere?”. “No, maestra, mio papà è medico”. “Peccato” ribatté lei. E forse lo pensavano anche i miei compagni di classe: peccato, abbiamo un Cocconi in classe e non è il figlio del pasticcere. Niente bignè al cioccolato, cannoncini alla crema o ventagli di pasta sfoglia gratis per tutti. Ero il Cocconi sbagliato.
Passato alla scuola privata il risultato non cambiò: “Cocconi? Quello della pasticceria?”. Anche agli allenamenti di calcio o a catechismo tutti chiedevano se fossi figlio del pasticcere. Non un semplice parente, proprio il figlio. Spesso accompagnavano la domanda con un mezzo sorriso di complicità, come dire “dai che anche a te sarebbe piaciuto essere figlio del pasticcere”. Qualche volta, per uscire subito dall’imbarazzo, io stesso ho anticipato il commento: “no, non sono io, magari…”.
Chi non è di Parma non sa che Cocconi in città è un cognome diffusissimo, non proprio come Brambilla a Milano o Esposito a Napoli, ma quasi. A Parma esistono scuole e strade che si chiamano Cocconi. Una volta mio fratello Paolo ha letto la notizia di un parmigiano che si chiamava come lui, aveva 50 anni come lui e aveva ucciso la moglie, e mio fratello ci è rimasto malissimo, anche perché qualcuno dei suoi amici lo aveva chiamato per sapere se fosse stato lui. Che poi, se fosse stato lui, non credo avrebbe risposto al telefono.
Quando ancora si sfogliavano gli elenchi telefonici anch’io, come tutti, andavo a guardare la pagina con il mio cognome e trovavo decine di famiglie Cocconi e mi chiedevo se in tutte le classi elementari di Parma i maestri e le maestre domandassero a tutti i bambini di nome Cocconi se fossero figli del pasticcere o se solo io avessi la faccia da figlio di pasticcere. Ora, anche chi non è di Parma avrà capito che a Parma esiste almeno una pasticceria famosa. In realtà è un Bar, Bar Cocconi, ma tutti lo conoscono come una pasticceria. Si trova in centro, in strada della Repubblica, è aperto dal 1951 e quindi è molto più vecchio di me ma più giovane di mio padre. Io non so se da bambino a mio padre ho mai raccontato di tutte le volte che mi hanno chiesto se fossi figlio di Cocconi il pasticcere, non me lo ricordo, ma credo di no, anche perché non ero un bambino molto loquace. Anzi, a pensarci bene, della Pasticceria Cocconi in famiglia si parlava pochissimo, e credo sia normale. Per dire, uno che di cognome fa Prada o Ferragamo in famiglia non credo parli sempre delle scarpe Prada o Ferragamo.
Non so nemmeno se alla Pasticceria Cocconi i dolci fossero più buoni che nelle altre pasticcerie della città, immagino di sì, ma non l’ho mai voluto sapere, perché da bambino e poi da ragazzo io in quella pasticceria non ci ho mai messo piede. E anche questo mi sembra normale: anche il signor Prada o il signor Ferragamo magari non comprano le scarpe Prada o Ferragamo o, comunque, non lo fanno perché portano lo stesso nome. Anzi, se mi chiamassi Prada forse comprerei le scarpe Ferragamo e viceversa, così, solo per il gusto di farlo.
In febbraio ero a Parma per festeggiare il compleanno di mia mamma e, passeggiando per il centro, ho detto a mia figlia che volevo farle provare l’esperienza di entrare in una pasticceria che portava il suo nome. Mi sembrava fosse un’esperienza eccitante, anche perché da “Cocconi il ferramenta” non sarebbe stata la stessa cosa. In realtà era eccitante solo per me, e non per i motivi con cui tentavo di ingannare mia figlia, ma perché era la pasticceria che aveva segnato la mia infanzia.
Qualche giorno fa ho chiamato una gastronomia del centro di Firenze, città dove vivo ormai da anni, per ordinare un regalo per un amico. La signorina che mi ha risposto, quando ha sentito il cognome ha chiesto: “Ma lei è di Parma?”. E quando le ho risposto di sì, mi ha raccontato che era di Parma anche lei, che Cocconi è un cognome tipico, “come la Pasticceria”. Non mi ha chiesto: “È il figlio del pasticcere?” ma è come se l’avesse fatto. E a me ha fatto tutta un’altra sensazione rispetto a quando ero bambino: ero contento che qualcuno mi parlasse della Pasticceria Cocconi. E mi è venuto in mente che non ho mai confessato a mio padre quello che gli avrei dovuto dire da bambino, quando tutti mi chiedevano se fossi figlio del pasticcere e io non rispondevo mai quanto fossi orgoglioso di essere figlio di mio padre, che è stato anche un medico bravissimo. E pazienza se non ha fatto il pasticcere.