In ogni caso, loro sono in vacanza e io no. Anche se la scuola è finita in quel modo, anche se Tommaso ha concluso le elementari su Zoom, in cucina, rovesciandosi un bicchiere d’acqua sulla testa per simulare i gavettoni all’uscita da scuola, con i compagni che applaudivano in video dalle loro cucine. Anche se la classe di Anna ha finto di andare in campeggio, e ognuno a un orario stabilito ha tirato fuori dallo zaino un panino nella carta stagnola e l’ha mangiato davanti al computer al buio, per simulare di stare nel bosco tutti insieme attorno al fuoco. Anche se è stato tutto assurdo e lunare (assembramenti ovunque ma a scuola niente), al punto che un padre pieno di buone intenzioni ha osato proporre una vera pizzata di fine anno, con genitori e figli e mascherine, all’aperto, ma la tensione era già alta, tutti a fine giugno hanno un sacco di problemi, e su di lui si sono scagliate le frustrazioni e i traumi di anni e anni di pizzate subìte, di serate catastrofiche, di: raccogli tu i soldi?, e insomma l’hanno minacciato con messaggi audio irripetibili, gli hanno detto prova a ripeterlo e una pizza tu non riuscirai a mangiarla mai più, gli hanno detto sappiamo dove abiti, hanno mandato emoticon di teschi e di pistole: questo padre ha abbandonato il gruppo e tutti gli altri sono ritornati immediatamente civili e si sono scambiati messaggi affettuosi, e speriamo di vederci a settembre, e teniamoci in contatto, buone vacanze a tutti i ragazzi.
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