Mio figlio è andato via di casa. Lo scrivo sulla maglietta o aspetto che torni da me?
Ha messo lo stretto necessario in un borsone dell'Ikea ed è andato a vivere da solo, nel giorno in cui l'Italia vinse i mondiali
Cara Annalena, mio figlio 27enne è andato a vivere da solo. Lo ha fatto ieri buttando lo stretto necessario in un borsone dell’Ikea. Un amico gli ha regalato un servizio di piatti, un altro i gommini da mettere sotto le gambe delle sedie e il tavolo, il resto mi è sfuggito perché me lo ha detto mentre in fretta e furia usciva di casa, la nostra, fino a ieri 9 luglio. Sono riuscita a dirgli che sembrava una fuga da me. Potevi andartene il 4, o il 14, date di luglio e libertà conquistate. Mi ha detto no mamma, tranquilla, ho scelto il 9 luglio perché è il giorno in cui abbiamo vinto i Mondiali nel 2006. Mi sono sentita sollevata. Mi sono messa a riordinare le centinaia di t-shirt che oggi, forse, porterà via, quelle dei concerti, delle squadre di calcio comprate in mezzo mondo. Anche quelle del Mondiale che comprai a Berlino nel dicembre 2005: anche quella della vittoria. Porta sfiga, mi disse. Grazie, prego figurati. Fossi lui, la incornicerei e la appenderei vicino all’orologio a forma di vinile. Porterà via, mi ha detto, l'impianto stereo professionale di quando ero ragazzo, i miei vinili su cui ha ascoltato la musica bella. Mentre scrivo mi accorgo che mentre scrivo di lui scrivo di me. Sono una mamma italiana, ci vuol pazienza. Tu cosa dici? Mi faccio la t-shirt con su scritto 9 luglio 2020? Aspetto va, che se poi torna… un caro saluto.