Una cosa ho compreso in questi anni, che nell’essere padre c’è molto dell’essere figlio. La genitorialità porta a un passo dalla propria infanzia, è un viaggio dentro sé stessi. Nel mio tentativo quotidiano di meritare tale appellativo e ruolo, mi trovo a far fronte comune con mio figlio grazie al bambino che sono stato e che ancora risuona in me, mi accorgo che spesso il sentire di Riccardo è il mio sentire di un tempo, in uno scambio continuo di dare e avere. Non ho esempi da mostrargli però, nel fondo della mia infanzia non ci sono uomini in piedi, nessun ruolo da tramandare, alcuna rotta sicura, neanche una traccia segnata. Ho scarsi e nebulosi insegnamenti paterni a guidarmi, mi fanno compagnia più silenzi che parole. Non ho avuto l’amico da contrapporre al nemico, il padre che ti difende dalla sfuriata della madre, e viceversa, ho obbedito a un’unica legge, giusta o sbagliata che fosse, ho avuto poco a cui disobbedire, e questo mi ha fatto debole.
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