Il racconto illustrato, edito da Orecchio Acerbo, recupera tutti gli evocativi dettagli della storia originale, quella contenute nelle Mille e una notte
Ogni volta che si avvicina dicembre, arriva il momento della lettera a Babbo Natale. Non penso che mia figlia – dieci anni – creda ancora al panciuto signore che vive in Lapponia e si sposta volando su una slitta, ma non mi azzardo a fare dell’ironia: so che la lettera è un esercizio più importante di qualsiasi verosimiglianza. Quello che negli anni dell’infanzia alimentava la meraviglia, è diventato una tradizione, dunque un rituale: il rituale del desiderio. E così sedersi alla scrivania per un’oretta e fare un piccolo elenco di quello che si vuole – perché considerato irrinunciabile –, è una tappa importante della sua crescita. Eppure non sempre risulta facile, non sempre le è possibile individuare qualcosa che le manca per davvero. Non so dire se sia un segnale positivo o negativo. So solo che l’importante è allenarsi fin da bambini a esprimere desideri, a esprimere quelli giusti, quelli che vanno oltre il consumismo e riescono a spostare la vita un po’ più in là.
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