“Sei stato un bambino, dovresti capirmi”, “scusa, ai miei tempi era obbligatorio essere bambini”
Basta guardarle, le vignette di Francesco Tullio-Altan, per capire che hanno una capacità di informazione e una sintesi straordinarie, finiscono sempre con l’assumere – come disse Enzo Biagi – “un’importanza non inferiore a un articolo di fondo”. Anche maggiore. Sono storie a sé, frutto di una ricerca di consapevolezza che non passa mai attraverso la certezza, perché in realtà, da artista del disegno e della scrittura, Altan non vuole convincere nessuno, ma soltanto porci di fronte a una situazione che ne richiama altre in toni dissacranti, sarcastici, politici e taglienti ricordandoci che alla fine siamo tutti uguali.
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