Per la prima volta, questa notte, ho sognato mio padre. Indossava uno smoking, che è proprio un abito che mio padre non avrebbe mai messo. Cresciuto in calzoncini e canotta, con al massimo una tuta sopra per coprirsi dopo gli allenamenti, mio padre ha adoperato tutti i suoi anni nel tentativo di perfezionare il corpo. Di lucidarlo col sudore, per insegnargli la resistenza, e farlo arrivare primo al traguardo. Mio padre era un atleta, un marciatore professionista. E la marcia, rispetto agli altri sport, pretende uno sforzo di concretezza, quasi un esercizio di umiltà. Devi essere veloce, sì, ma senza mai staccare del tutto i piedi da terra. Se lo fai, se sfidi il volo, vieni squalificato.
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