Quando dalla città arriva in campagna dalla nonna, che sarei io, si guarda intorno guardinga. Stretta all’inseparabile orsacchiotto, grande quasi quanto lei, deve riprendere le misure del prato, degli alberi, della casa, rifare rapida amicizia con i miei tre cani, che le girano sospettosi intorno nelle loro diverse altezze, e finalmente accettare il mio abbraccio. Diciamolo apertamente: l’arrivo di una bimbetta di tre anni per cui io stravedo, ai cani piace pochissimo. Per dirla proprio tutta: è una vera calamità che affrontano con sentimenti che vanno dalla rassegnazione alla disperazione. E’ rassegnato il cane più grosso e bonaccione, finge indifferenza la mediana (una cagna da caccia che odia gli spari e la confusione in genere), si abbandona a gesti teatrali la più piccola, che avendo tre anni, come la bambina in questione, si sente particolarmente minacciata: la sua razione di coccole verrà scippata, la mia attenzione deviata e il salotto dove si dorme tranquilli, adagiati ognuno su un divano, sarà trasformato in un campo di battaglia pieno di giocattoli e di pupazzetti vietati ai cani. Così è tutto un mugolare e agitarsi, presentarsi con i suoi di pupazzi e relative pallette, tentare in ogni modo (e inutilmente, va da sé) di attirare l’attenzione.
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