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Il Figlio - la lettera

Il Festival di Sanremo e la drammaticità delle poltrone vuote

Paillettes e allegria forzata in stile 'Ridi Pagliaccio'? L'Ariston vuoto crea consapevolezza. E non si vive senza le cover

Cara Annalena, ho cercato di farmi venire un po’ di allegria guardando il festival di Sanremo con tutta la mia famiglia e devo confessarti che per il momento non ci siamo riusciti. Anzi, io mi sono intristito ancora di più. Quelle poltrone vuote, o peggio con i palloncini, e quella allegria così forzata che sembrava nascondere molta disperazione mi hanno ricordato un’aria molto passata di moda, Ridi pagliaccio: “Ridi, Pagliaccio Sul tuo amore infranto! Ridi del duol, che t’avvelena il cor!”. Apprezzo il tentativo di alleviare la fatica di questi mesi con i lustrini e le paillettes, le canzoni e qualche sketch comico, ma mi sembra che non stia funzionando. Cantare davanti a una platea vuota, con gli applausi registrati, sarà anche giusto e responsabile ma non è bello da guardare. Mio figlio se ne è andato quasi subito, io e mia moglie abbiamo resistito un altro po’. Forse era meglio non farlo, anche più significativo per la drammaticità del momento.
Michele Perfetti

 

Caro Michele, non credo che sarei sopravvissuta alla cancellazione di Sanremo e alla rinuncia alla serata cover, che per me è sempre la più bella. La drammaticità del momento è evidenziata proprio da quelle poltrone vuote. Ma io guarderò Sanremo anche nel 2135.

 

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