Il Figlio
Un anno di noi
Non vorrei essere troppo contento, ma l’universo è in espansione, ogni 3 ore
Non devi dare nemmeno l’impressione di essere troppo contento, in questo periodo. Un po’ per pudore, un po’ perché bene o male si può sempre incorrere nella hybris degli Dei e con loro non si scherza. Ma se la nascita della tua prima figlia coincide con tutto questo casino, e col fatto che di anni ne hai 48, puoi star certo che la tua esistenza si movimenta per bene. La prima impressione, quando ti nasce una figlia, è che ti sembra di vedere ovunque orde di mamme col pancione, paparini in giro col passeggino, neonati a ogni angolo della strada e quando qualcuno parla di calo demografico, ti guardi attorno e ti chiedi: ma dove?
E’ certo che per tutti i mesi di attesa della gravidanza la tua compagna e per riflesso pure tu, venite bombardati da gente che cerca di terrorizzarvi su tutto: rischi, prevenzioni, creme miracolose, pozioni magiche, ricchi premi e cotillons. Folle di genitori ti dicono di iscriverti al corso di massaggio del neonato, al corso di carezze, al corso per farsi venire l’ansia e farsela passare, e poi scopri che sono tutte cose abbastanza inutili. Almeno così è capitato a me e a Laura: stavamo seguendo un corso di preparazione al parto e, senza che ce ne accorgessimo, dopo la seconda lezione in cui l’ostetrica faceva provare a entrambi la ginnastica pelvica, Chiara ha deciso di nascere in anticipo di un mese e senza guardare in faccia nessuno ci ha impedito di entrare nel vortice degli acquisti compulsivi per il bebè.
Quel giorno in sala parto mi sono presentato bello come il sole. Allegro, direi. La mia compagna, in preda alle doglie, mi ha folgorato con lo sguardo, ma poco importa. In certi casi il sorriso può fare la differenza. Ti vedi nascere un esserino di 2 chili e ti chiedi con quale delicatezza poterlo manovrare senza distruggerlo, ma capisci all’istante che in quella fragilità è racchiusa una grande forza. Poi vabbé, la trafila è quella di tutti: ogni 3 ore deve mangiare. Dorme, piange, fa la cacca e la pipì, le colichine. Normale amministrazione. Quel che è certo è che sposti immediatamente il focus da te a lei. Avviene senza accorgersene e certe sensazioni che provi quando ce l’hai in braccio sono sensazioni ancestrali, forse vissute quando il neonato eri tu. Sono ricordi tattili. Inspiegabile. Comunque i primi mesi hai un sorrisone costante e pensi sempre che possa avere freddo e fame. Ti assegnano un pediatra. “Ecco qui un papà che ha già perso la testa per questa bambina!”, dice la dottoressa. Penso: “Si vede così tanto?”
Hai una leggiadria inedita. Devono essere le endorfine. La pandemia però ti obbliga a chiuderti in casa. Com’è possibile stare in casa, a Mantova, con una neonata? Così ogni occasione è buona per uscire col passeggino a fare la spesa dal fruttivendolo vicino a casa, comprare pannolini, latte in polvere. I primi mesi ce li siamo fatti tutti in giardino o nell’androne, con Chiara nella culla, le nuvole che ci passavano sopra la testa, il cinguettio di volatili, pochissimi rumori. Laura doveva per forza andare in tribunale; fa l’avvocato e certi processi non si sono fermati. D’istinto mi veniva da emettere suoni semplici, poche parole, silenzi, toccare oggetti con lei. Mi sono accorto quando Chiara ha iniziato a vedere nitidamente le cose, a ridere con più consapevolezza. Appena possibile siamo riusciti ad andare in montagna per farle toccare erba vera, cavalli, mucche, rocce. Siamo andati lontano, in alto, per cercare di incontrare meno gente possibile, ma tutti abbiano avuto le stesse idee e ci siamo trovati in masi sperduti tra folle di genitori affamati di canederli e bambini scatenati. Nel giro di niente è già ora di mandarla al Nido. Due giorni, e ha già il moccio verde. Capisci perché li chiamano mocciosi. Inizia a dire insistentemente “dada”. Nel frattempo vedere che compie i primi passi ti fa provare la sensazione che deve avere avuto il primo bipede. Ti accorgi che devi tirare fuori l’istinto dimenticato. Abolita gente apprensiva, nichilisti, menagramo. Chiara, e tutti i bimbi, sono come l’universo: in espansione. Il primo anno è volato!
Davide Bregola
scrittore