Non c’è un modo solo per avere una famiglia: si può essere padri di qualcuno di cui non siamo tecnicamente il padre e si può essere figli senza esserlo, ma diventandolo anche di più. Se poi si è poeti cileni, di famiglie se ne hanno almeno due: quella con cui si divide il quotidiano e quella con cui si condivide la letteratura, ovvero la comunità intellettuale. In Cile i poeti “sono quasi degli eroi nazionali, delle figure leggendarie, ed essere poeta qui è come avere una doppia vita, due famiglie o molte famiglie”, scrive Alejandro Zambra in Poeta cileno (Sellerio), un romanzo che indaga il cammino dall’io al noi (io individuo scrivente, noi come arcipelago d’arte, l’esistenza come rincorsa verso la bellezza) e soprattutto l’eredità immateriale tramandata da un patrigno al suo figliastro.
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