il figlio
I superpoteri dei corpi astinenti nel confronto educativo tra padre e figli
Leggere un sorprendente libro sulla liberazione asessuale e scoprire che i ragazzi su questo sono già molto più avanti di noi
È possibile educare i figli al vuoto, prepararli al rifiuto a quanto pare sempre più comune, di ogni tipo di sessualità? Che cosa potrei suggerire loro, o meglio trattenermi dal farlo, tenendo così per me l’eventuale, triste sorpresa che, tra i numerosi orientamenti tra cui vagare, scelgano quello della rinuncia al piacere, all’attrazione fisica per un altro essere umano, al calore di un abbraccio? Questo pensiero ronzava ai margini della mia mente da un anno, quando la figlia piccola (ora dodicenne), aveva iniziato a interrogarsi sugli orientamenti sessuali di amici e amiche, usando come tabella degli elementi l’interminabile sigla LGBTQIA+ con cui smascherare anche la mia insensibilità.
– Dimmi: quale tra le mie amiche è B?
– Boh...
– Ma dai! E i colori della bandiera Queer?
La A è in fondo; l’Oxford dice: chi non è interessato al sesso. L’unico orientamento di cui non pensavo di dover parlare. Poi ho letto I corpi astinenti (Tlon edizioni) in cui la scrittrice francese Emmanuelle Richard, confessata l’inattesa (a soli trent’anni), poi l’esaltante rinuncia ormai quinquennale a far l’amore con altri o con sé (“Mai stata meglio (...) E’ la più grande ascesa al comando, la più grande libertà”), dal proprio corpo approfondisce il tema con le testimonianze di trentasette maschi e femmine di ogni età. Indaga cause, effetti, trasformazioni ed epifanie provocate dall’astinenza protratta: per mesi, per una vita.
È un testo che toglie la terra sotto i piedi a chi, come me, ha tentato di diventare adulto in un’epoca in cui niente importava se non fare sesso. Evitando magari i rischi (sorrido all’unico e qui inconfessabile consiglio di mio padre; durata dell’educazione, trenta secondi), ma cercando di non essere l’unico in ritardo a quell’ammucchiata che s’immaginava avesse luogo ovunque e in ogni istante. Padre di una preadolescente e di due ventenni, dovrò dire loro (e a me) qualcosa, se invece oggi loro avvertono quest’astinenza generale, priva d’angoscia e ricca di benefici come raccontano le testimonianze di questo libro?
Emmanuelle Richard ha incontrato chi, con la rinuncia al sesso, ha dato una svolta alla professione; Erwan che ha trovato “un super potere che permette di vedere meglio l’altro”. Per alcuni le stagioni in bianco nascono dal non saper separare sesso da affettività; da troppe ore su Tinder, della nausea dell’altrui giudizio. C’è chi aspetta e chi ha smesso perché vittima di traumi e abbandoni. Lucie, Julia e Cyril non riuscivano più a “compiere l’atto senza essere presenti sul serio”; Antoine lamenta la mancanza di autostima. “Nessun desiderio, nessuna fiducia in me stesso, niente da dire, niente da ricevere”. Sono rabbrividito alle parole di Patrick: per descrivere come si sente cita “il Generale Inverno senza ritirata dalla Russia”. Anche a quelle dell’autrice, per cui “la tenerezza degli altri ai miei occhi diventa pornografica”.
Ho riassunto il libro ai due figli grandi: si sono dimostrati più addestrati di quanto mi aspettassi. Non si fanno condizionare. Lui accenna al rifiuto di una società che costringe al godimento. Lei non fatica a distinguere quale, tra le amiche, si neghi quest’aspetto per scelta, da chi è vittima della confusione tra richiesta di sedurre e il desiderio autentico. Sono felice, questi anni non sono passati invano. Perfino la dodicenne riesce a individuare, basandosi su ragionamenti che non comprendo, quale tra le sue conoscenze sia A. Lei, che non ha mai dato un bacio, intuisce cose. Bello che tutto sia fuori dalla mia portata. Tutto resta segreto, d’altra parte si parla di una mancanza che è anche autosufficienza. Sventoli quindi la bandiera nera, grigia, bianca e porpora della liberazione asessuale.