il figlio
La tentazione dello psicodramma e la superiorità del gatto
Non come il cane ricattatore, non come gli adolescenti feroci. Grazie dell’accoglienza
Caro gatto bianco e nero, scrivo a te perché sei l’unico essere della casa rimasto morbido, piccolo e buono, mentre tutti gli altri sono diventati enormi, ispidi e feroci. Non è esatto, gli umani sono feroci, il cane è buono ma non è morbido e mi fissa sempre con quell’aria da martire, e se lo guardo anch’io si mette a mugolare dall’emozione, si sdraia, si contorce, si aspetta qualcosa da me, e non gli basta un osso: lui vuole prendere la mia anima. Troppa pressione in questo momento, gli ho detto che non voglio illuderlo, gli ho detto che merita di meglio, gli ho detto: sono troppo vecchia per te e gli ho offerto in cambio mia figlia. Ha accettato, come tutti i vittimisti è fondamentalmente cinico e opportunista
Non lo biasimo, ma tra l’essere completamente ignorata dagli umani (a parte le richieste di denaro) e l’essere idolatrata in quel modo folle da un cane con gli occhi spiritati, con il muso sul ginocchio a ogni cena, con il modello inquietante di Misery non deve morire, io scelgo il gatto bianco e nero. Scelgo te, che mi guardi solo se lo ritieni necessario o divertente. Tu che puoi passare l’intera giornata altrove, senza mai farti vedere, e poi con estrema eleganza e discrezione apri la porta del bagno per accertarti che io mi stia truccando in modo dignitoso, e una volta che ti sei assicurato che non ti metterò in imbarazzo e che sono ancora viva, in grado di riempirti la ciotola, te ne vai di nuovo, attirato da una mosca o da uno spirito. Io mi fido molto del fatto che agli spiriti ci pensi tu, che con loro ci parli tu, che quando ti blocchi e guardi un punto del corridoio con le orecchie alzate e gli occhi sbarrati, e salti giù dal divano con un balzo, stai comunque negoziando la pace o la guerra con qualcuno, ti stai occupando di casa tua, ti stai prendendo cura anche di me.
Se vuoi qualcosa mi accarezzi la gamba con la coda, niente di più, niente scene pietose, niente ululati, niente ricatti, niente cacca sul tappeto per l’emozione. Niente psicodrammi. E se sono al telefono non ti metti a urlare, se sto lavorando non mi chiedi di portarti fuori, se sto uscendo non abbai con gli occhi iniettati di sangue (forse gli occhi rossi sono causati dall’allergia, ma è di certo un’allergia procurata, un’allergia esibita per attirare l’attenzione). Tu, gatto, al massimo prendi un paio di vestiti dall’armadio per dormirci sopra, ma con gusto. Al massimo fai una passeggiata sopra il computer mentre sto scrivendo e cancelli sette righe, ma con stile (rileggendo, hai fatto dei tagli perfetti). Al massimo mi salti sulla testa di notte, ma per darmi un bacio, per fare le fusa, per accertarti che io stia dormendo.
La tua specialità, poi, è l’accoglienza. Credevo che nessuno potesse superare l’accoglienza dei cani e dei bambini piccoli, così come nessuno può superare l’indifferenza degli adolescenti (“Ciao amore, sono tornata, come va?”, “No”), invece il mio gatto mi corre incontro quando suono il campanello e si sdraia di gioia davanti all’ascensore, poi entra in casa con me e finge di non conoscermi. Quindi: ci sono un paio di adolescenti che mi danno le spalle, o le porte chiuse, un cane che mi ricatta con dei tic nervosi e un gatto che si sdraia a pancia in su, ma senza esagerare, poi subito si ricompone. Lo fai perché sei felice di vedermi o lo fai solo per prendere il fresco del pianerottolo? So già che non mi risponderai, non sopporti gli psicodrammi e hai ragione. Tu e io non siamo come loro, gatto, anche se io ho continuamente la tentazione di fare uno psicodramma. Ma tu mi guardi così, e allora io resisto.