il figlio
In salvo dal tempo. L'ultimo romanzo di Lorenza Pieri
L’erosione di una casa, le erosioni delle esistenze. Nella marea che si alza. È la letteratura che ci mette continuamente in salvo
Quando aveva proposto ai fratelli quell’ultimo raduno lo aveva fatto perché era convinta che in fondo la vita ci regala tante prime volte che ricordiamo per sempre, spesso immortalandole con foto e riti, ma non altrettanto ci capita con le ultime volte, che in alcuni casi potrebbero lasciare un segno indelebile nella stessa misura.” E poi ci sono le seconde volte, che non sono mai concesse se gli sbagli sono stati davvero gravi. Lorenza Pieri nel suo nuovo romanzo Erosione, edito da e/o, scrive una storia sul tempo.
Come insegna Virginia Woolf, le migliori storie che restituiscono la consistenza del tempo sono anche storie sull’acqua: i suoi movimenti inesorabili, le sue maree che si alzano e ci sopraffanno. Anna e i due fratelli, Geoff e Bruno, si ritrovano per l’ultima volta nella casa di famiglia che il nonno aveva fatto costruire a Cape Charles, a un passo dall’Oceano. La casa sta per inabissarsi per colpa dell’erosione del mare, ma i tre fratelli sono riusciti lo stesso a venderla. Vendere le case non è così facile, perché nelle case che hanno accolto le nostre gioie e le nostre sofferenze sono racchiusi ricordi e sentimenti, atomi d’infanzia e d’adolescenza: la stratificazione della nostra esistenza. Sta lì la geologia della nostra vita. Sì la geologia. Anche se si parla di uragani, di cambiamento climatico, di erosione delle coste, tra le pagine di Pieri tutto si converte in metafora dell’esistenza. E’ una marea che si alza quando decenni prima Anna – come in un romanzo di Yehoshua – si innamora di Zaid, il ragazzino afroamericano che lavora nella concessionaria di suo nonno. E’ una marea che si alza quando rimane incinta giovanissima e decide di crescere la sua bambina da sola, completamente assorbita dal miracolo del suo corpo che produce latte e nutrimento.
Allo stesso modo, anche Geoff è stato preda delle onde del destino. Stare tutti insieme in quella casa non può che alimentare la memoria, l’esigenza di ripercorrere la propria vita. Geoff, ultimo dei tre, il più sfortunato, colpito da allergie fin da bambino; Geoff con le tasche piene di medicinali e una siringa di adrenalina; Geoff che soffre e fa sempre scelte sbagliate. Come sbagliato è stato innamorarsi di Isabel, anche lei sopraffatta dall’acqua: quella della piscina dove i genitori al costringevano a nuotare. Si baciano ridendosi in bocca, presi dall’euforia del primo incontro, e poi cadono insieme in un abisso, perché Isabel si rivela crudele e incostante. Rimane incinta e poi se ne va per sempre, lasciando Geoff solo con il piccolo Pepper. “Amare Isabel, passare del tempo con lei, fare l’amore con lei. Che incommensurabile privilegio. Ma tutto questo aspettare, resistere, trattenermi, incassare, soffrire mi hanno piano piano distrutto e sommerso come ha fatto l’acqua con le fondamenta.”
E con l’acqua ha a che fare anche la malattia da cui è colpita la madre: l’Alzheimer diluisce le parole, il loro significato, mescola immagini e manda alla deriva, lontana dalla realtà eppure immersa nel presente, anche se il tempo nella testa di chi è malato perde qualsiasi confine e il passato penetra da tutte le parti, muta fino a diventare irriconoscibile. Infine c’è la confessione fiume che Bruno fa alla donna di cui è innamorato. Lorenza Pieri racconta ogni personaggio in modo diverso, modula con sapienza la lotta che ciascuno di noi ingaggia col tempo e gli argini effimeri che cerchiamo di mettere alla dimenticanza, al senso di noi che si disperde nelle case perdute, nella giovinezza che non c’è più. Bruno rientra nella stanza della madre. C’è un chiodo solitario e il segno di un quadro mancante. Non riesce a ricordarsi di che quadro si tratti e questo lo agita più di ogni altra cosa. Vivere è ricordare, scrivere è ricordare. La letteratura ci mette continuamente in salvo dal tempo.