il figlio
Cara Primavera, non sono pronta. Questo vento agita anche me
Dopo la metà di marzo, ancora una volta si avvicina quel periodo dell'anno: sigarette, scarpe bagnate e allergia. Dove sono le giacche per la mezza stagione?
Cara primavera, vorrei provare a negarti, non sono pronta al tuo sconvolgimento, ma è inequivocabile che tu sia già qui. Mia figlia ha di nuovo l’allergia, perché nella stessa mattinata ha preso il sole a Villa Borghese in maglietta a mezze maniche e subito dopo ha inzuppato le scarpe di pioggia e i capelli di grandine, tutto questo mentre soffiava un vento tale che il gatto si è aggrappato alla mia schiena con le unghie per non volare dalla finestra aperta. Chi ha lasciato la finestra aperta durante la grandinata?, vado chiedendo da giorni, visto che il mio mestiere consiste principalmente nel chiudere finestre pericolose per i gatti, nel raccogliere peli di gatti, nel riempire ciotole ai gatti e nel gridare: attenti ai gatti. Chi ha lasciato la finestra aperta, chi ha fumato in camera da letto pur avendo l’allergia, chi ha spruzzato un deodorante disgustoso per coprire la puzza di fumo costruendo quindi una nube dolciastra di borotalco e rosa canina che mi fa bruciare gli occhi e desiderare di bruciare la casa? Cara Primavera, lo so che mi consideri nevrotica, lo so che pensi: che palle, è arrivata nonna abelarda, ma questo vento agita anche me.
Ho detto a mia figlia di non andare a scuola con le scarpe di tela, perché con la pioggia non si asciugheranno mai, le ho detto di prendere dei soldi, casomai avesse bisogno di entrare in un bar, e le ho detto di prendere le chiavi, perché quando torna io non ci sarò. Sarò fuori, sarò libera, sarò in primavera. Lei ha risposto: siiiiiii. Che significa: non mi dici mai niente di interessante, solo vecchie regole ammuffite, non vedi mai niente di interessante, solo vecchi film ammuffiti, non fai mai niente di interessante, solo vecchie cene ammuffite. Ok, ma tu non fumare. Perché nella spazzatura ci sono due scatole di Noodles piene di cicche di sigarette? Chi le ha fumate? Lei dice che non lo sa. Va bene, ciao. Esco, vado, in qualche modo voglio venirti incontro, Primavera, anche se ho un freddo cane, oppure un caldo tropicale e non riesco mai a trovare quel magico momento in cui indossare giacche da mezza stagione. O il cappotto degli eschimesi o la camicia trasparente con cui mi sono presa il raffreddore. Le giacche da mezza stagione sono perfette per dieci minuti ogni tre anni e in quei dieci minuti bisogna essere pronti e sapere in quale armadio o in quale sacco nero le hai ficcate. Io non lo so, io non sono pronta.
Quindi esco con un cappotto da eschimese sotto il sole cocente e vado incontro ai miei appuntamenti, ai miei doveri, alla mia primavera fino a quando inizia a grandinare. Perfetto, perché ho il cappotto da eschimese e ho anche un tetto sopra la testa, cara Primavera non mi farai del male, siamo due adulte una di fronte all’altra. Ma mi telefona mia figlia. Non è vero, non mi telefona, non posso mentire: mi manda una raffica di vocali su instagram in cui dice che ha le scarpe di tela bagnatissime da ore, un inizio di allergia e nessuna chiave per aprire la porta di casa. Non ha soldi perché li ha lasciati a casa, quindi non può ripararsi in un bar, ha il telefono al tre per cento, si sente morire e ha finito le sigarette. A questo punto, cara Primavera, io ce l’avrei il diritto di dire: perché non mi ascolti mai? No. Infatti non lo dico, ma mi affretto verso casa per salvare il salvabile. Arrivo trafelata con il mio cappotto da eschimese e mia figlia mi guarda con raccapriccio: soré, ma non hai caldo? Amore, ma grandina! Ma non vedi che c’è il sole adesso, quanto sei sempre tragica però.