il figlio
Per Giovanna, che aveva dieci anni. Una storia che fa piangere anche di rabbia
Ci sono voluti dieci anni anche per arrivare a una conclusione vergognosa quanto i fatti contestati, per svelare una sfilza di inettitudini e negligenze che mette i brividi. Penalmente nessuno ha pagato e nessuno pagherà, grazie alla lentezza dei nostri tribunali
Questa è una triste e lunga storia di ingiustizia e malasanità. Lunga quanto la breve vita di Giovanna Fatello, morta a dieci anni per imperizia, trascuratezza e incuria da parte di due anestesisti, il dott. Pierfrancesco Dauri (medaglia d’argento al merito della Sanità pubblica e primario al Cto di Roma) e il suo ex allievo Federico Santilli, i cui nomi, nonostante si tenti di tutto per farli dimenticare, tengo qui a ricordare. Una storia che fa piangere di dolore e soprattutto, visti gli esiti recenti, di rabbia. Cercherò di raccontare i fatti con lucidità e freddezza, mettendo da parte il rapporto di antica amicizia che mi lega a Matteo e Valentina, genitori di Giovanna, il cui dramma non sono mai riuscita e mai riuscirò a concepire.
Nel marzo del 2014 Giovanna viene visitata da uno specialista che riscontra la perforazione di un timpano a causa di una brutta otite. Cose che capitano e che si risolvono, il più delle volte, con un’operazione di “routine”, come si dice. Si decide di procedere in una clinica privata, per accorciare i tempi e approfittare della generosità della nonna che coprirà le spese. Villa Mafalda, a Roma, è la clinica prescelta. Il giorno stabilito la bambina viene accompagnata in sala operatoria da un’addetta alle pulizie senza essere preventivamente visitata né dal chirurgo né dall’anestesista. “Ci vorrà una quarantina di minuti” viene detto ai genitori in attesa. Ne passano più di sessanta ma Giovanna è ancora sotto i ferri. Nessuno si fa vivo. Altre due ore di angoscia, poi Matteo si decide e scende in sala. Gli viene impedito l’ingresso da un uomo che gli dice: “Sono il primario di anestesiologia del Cto, nella mia vita ne ho salvate di persone, e sono più dispiaciuto di lei…”. E’ così che Matteo viene a sapere che sua figlia non c’è più. Una bambina sana, senza alcun problema di salute oltre a quello che l’aveva portata in quella clinica, era morta in circostanze che nessuno si curerà di spiegare.
Ci vorranno anni di indagini per sapere cosa fosse successo in quella sala operatoria. Anni per svelare una sfilza di inettitudini e negligenze che mette i brividi, a cominciare da una cartella clinica carente dei dati decisivi per stabilire una congrua anestesia (gruppo sanguigno, peso). Dopo aver intubato la bambina, l’anestesista Dauri si era assentato per andare al bar e per fare una telefonata. Lo aveva sostituito Santilli, presente in qualità di “amico” del primario e di fatto non facente parte dell’equipe medica. Circostanza di per sé gravissima, resa imperdonabile dal fatto che Santilli non conosceva il funzionamento delle macchine per la respirazione in uso in quella sala. E infatti, non avendo collaudato l’apparecchio, Santilli ignorava l’esistenza di una levetta il cui azionamento avrebbe consentito la corretta ventilazione da parte della macchina. Il risultato di questa “dimenticanza”, di cui nessuno dei presenti si è reso conto, è stato la morte per soffocamento di una bambina di dieci anni. Tanti sono gli anni che ci sono voluti per arrivare a una conclusione vergognosa quanto i fatti contestati (la relatività del tempo: breve riferito alla vita di Giovanna, infinito riguardo all’iter giudiziario). Nel 2020, sei anni dopo, i due anestesisti vengono condannati alla pena di due anni per omicidio colposo. All’appello, celebrato il 5 aprile scorso, il pg ne ha sancito l’epilogo per sopraggiunta prescrizione: penalmente nessuno ha pagato e nessuno pagherà, grazie alla lentezza dei nostri tribunali.
Dimenticavo: giorni fa il fratello di Giovanna, Giacomo, ha espresso su Google la sua opinione sulla clinica Villa Mafalda. Ha raccontato i fatti, limitandosi a riferire quanto accaduto a sua sorella: nel giro di pochi giorni la sua recensione è stata misteriosamente cancellata, e sostituita da una sequela di opinioni lusinghiere circa l’operato della clinica.