Il Figlio
Senza questo romanzo non esisterebbero né Rachel Cusk né Sally Rooney
Barbara Trepido nel 1982 pubblica "Il fratello del famoso Jack" che solo oggi arriva in Italia. Esempio di letteratura femminile, non ha niente di rosa ma non ha niente di volutamente cupo. La storia di un diventare grande, di un amore, anzi due
Vorrei aver letto, nella mia adolescenza tra un De Carlo e l’altro, Barbara Trapido. Non perché non riconosca ancora oggi ad Andrea De Carlo il grande merito di aver scritto di essere giovani, mentre per scuola dovevo leggere solo di vecchi pederasti greci (è una citazione da “Skam Italia” S01 E01). Ringrazio ancora adesso De Carlo per avermi liberato dal passato remoto (più cacofonico di certo di una professione declinata al femminile) e onestamente pure dal cannibalismo (come corrente letteraria). Era una voce contemporanea e audace per la sua sincerità, ed è stato fondamentale per la mia crescita, quasi quanto gli Oasis.
Ma De Carlo era una voce di maschio, mentre Barbara Trapido, nel 1982, ha pubblicato questo libro spaziale, cioè la storia di una ragazza, raccontata con la voce di una ragazza. Questa cosa nella mia formazione letteraria semplicemente non c’è stata. Non ho potuto quindi, come ha fatto Rachel Cusk, imparare questo libro a memoria, e imparare da questo libro che una voce femminile può essere sfacciata senza doversi dimostrare per forza alternativa, controcorrente, sensazionale, rock. Il fratello del famoso Jack (Harper Collins) è la storia di un diventare grande, di un amore, anzi due; non ha niente di rosa ma non ha niente di volutamente cupo. Tra questi due poli in cui a lungo è stata costretta la letteratura scritta da donne, qui c’è una terza via, e cioè la voce con cui pensiamo la maggior parte del tempo, noi né eroine tragiche né iconoclaste. Non è programmaticamente femminista, ma lo è tantissimo nella sostanza; come nella vita, accade alla protagonista di affezionarsi a maschilisti-per-bene, e di vedere i loro limiti con benevolenza, senza per questo abbuonarli o passare dall’altra parte (cioè passare a fare le brave conservatrici, come accade a molte neo-reazionarie che anche oggi tuonano contro la “cancel culture” difendendo i poveri maschi).
Katherine non si scandalizza dello scorretto Jacob, suo professore di filosofia all’inizio degli anni Sessanta, che lascia all’amata moglie il carico della cura dei sette (!) figli, ma neppure lo legittima. Gli vuole bene. Jacob si lamenta anche che Jane non legge i suoi libri, lei non gli fa da correttrice di bozze e segretaria come le altre brave mogli, ma con questo vuole anche dire: ecco ho sposato una dea, una avanti rispetto al ruolo di brava moglie. Kate registra questo squilibrio di libertà, ma tutto ciò non le impedisce di immergersi nella vita fino in fondo e cioè di innamorarsi follemente di tutta questa famiglia bohemien, in primis proprio della moglie Jane, benestante e aristocratica, che ha sposato il tedesco e anticonvenzionale Jacob ma che da brava aristocratica continua a non buttare via niente, e comprare solo da Oxfam, avanzi, scarti, cose di seconda mano; eppure è così bella, Jane, anche quando la ritroviamo sui sessanta, così bella che ce ne innamoriamo anche noi. Intanto Kate, che è figlia di un fruttivendolo e che invece ama la moda, quasi ci resta secca, per il troppo amore verso questa famiglia: il figlio, Roger la sceglie la esalta e poi la svaluta, scartandola in malo modo, con annesse questioni di classe, anch’esse trattate così, con la stessa analisi lucida ma priva di ideologia. Per anni Kate vivrà a Roma, unica minigonna nella folla, e lì nuovi personaggi: l’italiano fascista e macho, ma non cattivo quanto Roger.
Senza questo libro non ci sarebbe Sally Rooney, che lei lo sappia o no. Sappiamo per certo che non ci sarebbe Rachel Cusk, e tanto ci basti: leggetelo, con la sua deliziosa minigonna in copertina, con gli splendidi Goldman che parlano di sesso, con l’Inghilterra che ha sempre da insegnarci sulla coscienza di classe, e come si tratta in letteratura. Uno splendido, perfetto romanzo inglese, solo oggi pubblicato in Italia.