Il Figlio
La guerra degli yogurt. La fine del mondo è nelle piccole cose
La prossima volta devo scrivere un cartello, la mancanza di comunicazione causa un furto che frantuma gli equilibri casalinghi. Forse è meglio se non torno più
Mi sembra assurdo che lui reagisca così perché gli ho mangiato lo yogurt”. Così come? “Eh, ha detto che non porterà mai più fuori il cane al posto mio, poi mi ha detto: chi ti credi di essere? E allora io gli ho detto: ma che problemi hai? E allora lui mi ha detto: non ci vengo in pizzeria con te. E allora io gli ho detto: bravo stai a casa che nessuno ti vuole. Però non è giusto che tu lo giustifichi perché è più piccolo e perché ti dice mammina”. Sono partita qualche giorno fa, tornerò tra qualche giorno. Mi sono persa la fine della scuola, che avrebbe dovuto essere una festa in cui abbracciarsi anche tra nemici acerrimi, e mi sono persa anche questo grave episodio di furto di uno yogurt, da me colpevolmente sottovalutato, che ha mandato in frantumi l’equilibrio di tutta la casa. Io non mangio gli yogurt perché mi annoio, quindi non ho dato importanza alla rapina, non ho pensato che avrebbe costituito una crisi famigliare così grossa.
La prossima volta dovrò affiggere un cartello: se ci sono solo due yogurt in frigo, e per di più non gli yogurt normali ma gli yogurt in cui si versano i confettini di cioccolato, quei due yogurt non sono per nessun motivo cumulabili. Ognuno ha diritto a un solo yogurt, oppure, se proprio non resiste e vuole mangiarne due, deve necessariamente impegnarsi nei successivi quindici minuti a uscire di casa per comprarne altri e subito tornare indietro con gli yogurt riparatori in un massimo di dieci minuti. Per ogni ulteriore minuto sprecato senza yogurt verrà addebitato un insulto grave a piacere da parte della sorella o del fratello, visto che nemmeno le multe in denaro sono mai servite da deterrente. Sarà in effetti un cartello un po’ lungo, e soprattutto serviranno molti cartelli molto lunghi anche in bagno, anche nella lettiera del gatto (chi la pulisce, se io non ci sono?), cartelli applicati anche alle sedie della cucina per vietare di mangiare direttamente con i piedi o con dei sistemi di cucchiai usati come catapulte. Ma torniamo allo yogurt dei non aventi diritto. Mia figlia non aveva diritto a quel secondo yogurt, che tra l’altro è stato acquistato da mio figlio per esaudire i desideri della sorella, ma con la divisione netta: uno è mio e uno è tuo. Lei ha mangiato subito il suo ed è partita, sparita, oppure chiusa in camera, e lui non può avvicinarsi alla porta della camera senza che lei inizi a dirgli che è un cretino. Quindi non c’erano state comunicazioni, e neppure un grazie, prego, ciao come va, buono questo yogurt. Poi lei è riapparsa, affamata, stanca, di quell’umore che sembra nebbia pietrificata con un lanciarazzi incorporato nello sguardo (grazie Dio per la lontananza geografica che ancora mi concedi) e ha aperto il frigorifero: ha visto lo yogurt e l’ha preso, l’ha mangiato e ovviamente ha lasciato il vasetto vuoto da qualche parte, a sfregio. Poi lui ha cercato lo yogurt, ha visto lo scheletro, ha protestato, lei l’ha guardato con lo sguardo del lanciarazzi. Lui è stato imprudente, perché sa che davanti al lanciarazzi si deve indietreggiare. Ma siamo umani, no? Ci basta uno yogurt per impazzire. Da lontano, soffrivo, ricevendo vocali da entrambi che annunciavano la fine del mondo. Da lontano, ho fatto una enorme spesa di yogurt online, consegna in un’ora (ho aggiunto anche biscotti e patatine). Mi sentivo eroica e mi illudevo di sistemare le cose. Invece le cose si sistemano da sole, quando lo decidono loro. Per ora sono asserragliati nelle loro stanze, circondati da montagne di yogurt. E io non torno più.