Il figlio
Notti prima degli esami e delle false previsioni. L'immaturità
L’attesa della visualizzazione ai tempi di Whatsapp, ecco il tema che avrei scritto. Chi è più immaturo?
Ho chiesto a mia figlia a bruciapelo, fingendo indifferenza ma con crudeltà: hai visto le tracce della Maturità? Che cosa ne pensi? E’ sbiancata. Ha detto: sì, che paura. Le manca ancora un anno per cantare Notte prima degli esami, è in vacanza e ha perso la cognizione del tempo, non sa più se è domenica o giovedì, se è giugno o luglio, giorno o notte, se è sua madre o il suo gatto, ma non ha mai letto Moravia e quindi è certa che verrà bocciata. Lo leggerai, ci arriverai, e comunque c’è sempre una via di fuga: c’è il tema sull’attesa ai tempi di Whatsapp. Sì, ha detto, infatti io avrei fatto quello, ci mettevo dentro te che stai ad aspettare online che io ti risponda ai messaggi e ti arrabbi se tolgo la data e l’ora dell’accesso.
A parte che non era questo il senso della traccia, quindi hai ragione, forse ti bocciano, ma togliere la data e l’ora dell’accesso è il più grande affronto che una figlia possa fare a sua madre, e finché il telefono lo pago io le impostazioni le scelgo io. Io devo sapere che ti sei collegata ventisei minuti fa o sette minuti fa, anche se non mi rispondi. Devo pensare che sei un po’ stronza, non che sei caduta in un burrone. Devo pensare che la mia attesa finirà presto e tu mi visualizzerai. Anzi, credo proprio che avrei scritto un grande e colpevolizzante tema di maturità sull’attesa, intitolato: L’attesa della visualizzazione. Mamma, non offenderti ma penso che bocceranno anche te.
A me no, mi salvo perché io Moravia l’ho letto, e ho letto pure Oriana Fallaci. Mi pento subito di questo bullismo, che comunque sconterò con centinaia di messaggi non visualizzati, e penso però che sono felice di non fare la maturità mentre tutti litigano su quale tema è fascista e quale no. Già è difficile, già si chiude lo stomaco, già si piange e si prega, già ci si infilano i bigliettini nelle mutande, già si canta Venditti, già all’uscita da casa la mattina presto si desidera ardentemente fare cambio di vita con il barboncino al guinzaglio della vecchia signora che attraversa la strada sulle strisce pedonali.
Perché bisogna caricare i ragazzi di altre pressioni, false previsioni, intepretazioni pseudo politiche? Nei giorni scorsi sentivo amici di mia figlia dirsi “certi” che quest’anno avrebbero dato D’Annunzio, e che bisognava trovare il modo di tatuarsi D’Annunzio da qualche parte. “Me l’ha detto pure mio padre, quest’anno ce tocca er fascio”. Ora, al netto dei fasci, è mai successo che una di quelle pazzesche, certissime previsioni si sia realizzata? E’ mai successo che l’amico dello zio di tuo cugino che sta al Ministero ha detto: quest’anno esce Svevo, e Svevo è uscito davvero? L’anno che ho fatto io la maturità doveva uscire Quasimodo. Sapevo tutto di Quasimodo. Avevo versi di Quasimodo anche fra i denti e dentro le scarpe. Era stra sicuro, Quasi trent’anni dopo, infatti, Quasimodo è uscito. Ma le previsioni finte sono ancora più ridicole quando credono di interpretare furbescamente lo spirito dei tempi. Poveri ragazzi, pretendiamo maturità, chiediamo rigore, serietà, niente telefoni, e intanto diciamo un mucchio di sciocchezze su Oriana Fallaci prima di sinistra e poi di destra, cerchiamo sovranismi, cerchiamo prove, scoviamo ossessioni che diventano la misura di tutto. Quanto siete cringe, direbbe mia figlia togliendo l’orario di accesso al suo whatsapp. Le direi: non si diventa mai grandi, ma solo vecchi. Però adesso rimetti l’accesso, prima che ti mostri io che cos’è l’immaturità.