Il Figlio
Attenta a ciò che desideri, potrebbe realizzarsi. Estate romana
Adesso che nessuno più mi aspetta al mare, ripenso alle lunghe estati da pendolare tra spiagge e città
Quest’estate, dopo molto tempo che non lo facevamo, abbiamo preso in affitto per un mese una casa al mare vicino a Roma, con l’idea di fare avanti e indietro anche in giornata e avere un posto dove il cane può essere felice e respirare aria buona. Non vacanze, ma almeno respirare. Quella cosa che in gennaio ci sembrava semplicissima, ovvia, facile: partiamo la mattina, andiamo a lavorare e torniamo la sera, è così vicino e c’è anche il treno, i ragazzi saranno felici di vederci tornare per cena, non si è mai realizzata. Mai. Non è mai successo che io sia partita dal mare la mattina e tornata la sera. Non so come ho potuto pensarlo. La sera sono stanca, ho caldo, sono di pessimo umore, dovrei cambiarmi, dovrei svuotare la borsa, dovrei avvisare tutti, ma soprattutto dovrei pensare che al mare ci sono dei ragazzi felici di vedermi e di cenare con me. Ho abbastanza senso del ridicolo per capire che non è così. Eppure un tempo, l’altroieri pomeriggio, quella era la mia vita estiva. Partivo la mattina e tornavo la sera, conoscevo a memoria tutti gli orari di tutti i treni, avevo una bicicletta legata in stazione, pedalavo velocissima verso la casa del mare dove due bambini dolci e abbronzati avevano appena fatto la doccia e mi stavano aspettando con le braccia aperte, con mille richieste, con il bisogno assoluto di andare fuori a mangiare un gelato e raccontarmi l’avventura del giorno, il litigio del giorno, la scusa del giorno dopo per non andare al corso di nuoto. Mentre io sognavo di fermarmi una sera a roma e andare al cinema all’aperto invece di salvare le magliette dei miei figli dai gelati che si scioglievano in un secondo e colavano giù, e infatti non le salvavo mai. Sognavo anche di non dover parlare mai più con le madri del mare. Sognavo, certo, quindi adesso potrei dire di avere realizzato il sogno di restare ogni sera a Roma nel mio mondo adulto mentre loro sono al mare nel loro mondo giovane. Attenta a quello che desideri, perché potrebbe realizzarsi. Ho sempre pensato: che cazzata. Come quella faccenda del trasloco, che uno dice: sto traslocando, e spunta subito l’intelligentone che dice tutto pieno di orgoglio per la bella trovata: il trasloco è la terza cosa più traumatica dopo il lutto e il licenziamento, o la seconda dopo il divorzio, e tu pensi: ma dai, sei anche tu un appassionato di cazzate? , e capisci che era molto meglio stare al mare la sera con il gruppo delle madri.
Attenta a quello che desideri, comunque, e infatti adesso nessuno più mi aspetta al mare, non dico ogni sera, dico proprio sempre. Anche il weekend. Ho scritto ai miei figli: venerdì prendo il treno prima che posso. Mi hanno risposto: ehm va bene mamma, ma noi torniamo a Roma. Ma come, non ceniamo insieme?, scrivo io in chat già con un’inflessione reciminatoria. “Eh no, abbiamo una festa sabato ma ci conviene tornare venerdì”. Perché? A Roma si crepa di caldo. “Abbiamo degli impegni”.
Rispetto i vostri impegni, ma allora inizio a mugugnare, a porre ostacoli, a dire che non so più neanche io se parto, che senso ha, ma insomma, il cane, i gatti, la famiglia, eccetera. “Infatti, mamma, volevamo chiederti se il cane puoi tenerlo tu, lo sai quant’è felice al mare”. Sì, Fix è molto felice al mare, ed è anche molto felice di vedermi, lui, e va pazzo per il gelato, che non può mangiare. Va bene, lo tengo io, ma quindi non ci salutiamo neanche un minuto? “Magari ci incrociamo in stazione e ti battiamo un cinque”.