J.D. Salinger

Il Figlio

Leggere Holden. Trappola per tredicenne, che però ride, sottolinea e dice: che tenero

Michele Neri

Solitudine, emozioni, curiosità per il sesso e cattivo umore senza una ragione. Cosa emerge dall'interrogatorio ad una ragazzina che affronta Salinger

Non so se la mia fosse una trappola, quando ho proposto a mia figlia tredicenne, esami di terza media in arrivo, di fidarsi e leggere un libro dalla copertina bianca; se avessi già in mente di aspettare che finisse Il giovane Holden (Einaudi) per poi intervistarla. No anche perché, mentre lei procedeva nella lettura – qualche risatina benvenuta– mi rendevo conto che con Salinger le avevo proposto sì una tappa imprescindibile nell’educazione alla lettura, ma di fatto si trattava del soliloquio spesso lagnoso di un giovane maschio depresso che non nasconde la propria attrazione grossolana per le donne in generale, ricco di turpiloquio, con quell’interrogativo sulle anatre di Central Park che, riletto, sembra una di quelle barzellette di cui si ride per non sentirsi invecchiati. Un romanzo giudicato cool dal padre, dal padre e dalla madre del padre… con il rischio che proprio per questo sia il contrario. Scattata la trappola, la ragazzina non ha esitato. Ecco la trascrizione dell’interrogatorio.

-Ti è piaciuto?

- Sì.

- Quanto?

- Abbastanza, mi ha fatto ridere.

- Ti ha dato fastidio che fosse un punto di vista solo maschile?

- No, non mi ha dato l’idea che fosse così, non parla delle donne in modo scontato, le vede come potrei vederle anch’io.

- Il fatto che non ci siano riferimenti al mondo LGBTQ?

-…IA… No, lo rende più interessante.

- E che nelle relazioni non compaia mai uno Smartphone?

- Meglio, così se uno deve parlare con qualcuno ci deve pensare, diventa una cosa importante. Più spontanea.

- Holden si esprime già come l’utente di un social, un blogger?

- Forse perché usa frasi brevi, ma c’è una differenza: Holden dice la verità fino in fondo anche quando mente, cioè comunica le sue emozioni in modo chiaro, l’opposto dei social.

- Ti è sembrato volgare nei confronti delle donne?

- No. Non credo che piacerebbe alle mie amiche ma sarebbero solo i maschi a fare gli stupidi, leggendolo, perché esagererebbero il senso delle parole di Holden.

- Ti ha sorpreso che i genitori non lo controllassero di più? Oggi vi pediniamo…

- Non ci ho fatto caso.

- A cosa invece hai fatto caso?

- A come è descritta la sua solitudine, le emozioni, la curiosità per il sesso, il cattivo umore senza una ragione: sembra tutto più vero. Il suo modo di riflettere sulle cose che non vanno nel mondo. E’ bello come viene fuori, non è come sui social, in cui tutto è visto o cupo o figo e in ogni caso è gonfiato.

- E le anatre? Lui che chiede dove vanno quando il lago si ghiaccia? Ti ha colpito?

Prende il libro. Cerca a lungo. 

- Ecco qui domanda al tassista… Beh, viene fuori il carattere di Holden.

Cerco le sue sottolineature. L’esperienza fallimentare con la prostituta; quando dice che sua sorella Phoebe scrive libri che non finisce su un personaggio immaginario. La parola racchie (Cosa significa?); le pagine sul debole per Sally (Che tenero!). Il suo essere sbadato, perdere le cose e fregarsene (Uguale a me!). Ovunque compaia l’ormai datato slang di Holden…

E il finale. “E’ tutto quel che vi racconterò. Potrei magari raccontarvi cos’ho fatto una volta tornato a casa, quando mi sono ammalato e via dicendo, e in che scuola dovrei andare l’autunno prossimo, quando esco da qui, solo che non mi va. Proprio per niente...”

 

C’è tra i tuoi amici un Giovane Holden? No, casomai tra i genitori.

Mi guarda. Non insisto.

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