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Il Figlio

L'ora del terrore, quando al cervello può succedere di tutto

Annalena Benini

Fra le tre e le cinque del mattino l’apocalisse si avvicina. Sempre meglio ascoltarla

Prima dell’alba è il momento del terrore. Tra le tre e le cinque del mattino al mio cervello può succedere qualunque cosa, e non importa se sono sveglia e o se sto dormendo. Se sono sveglia mi tormento con pensieri apocalittici, se dormo i mostri mi divorano. Sempre meglio dormire, certo, però l’altra notte mentre dormivo ho sognato che mi svegliavo, scendevo dal letto a piedi nudi e il pavimento della mia stanza era affollato di vermi bianchi. Che schifo, direte. Sì, abbastanza brutto, ma poi nevicava, nella stanza all’improvviso senza soffitto la neve faceva sparire i vermi. Mi sono svegliata, erano le 5, ho googlato: che cosa significa sognare vermi bianchi sul pavimento. Mossa davvero acuta. “Significa che sei circondato da persone che non ti fanno stare bene”. Un po’ didascalico, ho pensato, però i vermi bianchi finiscono raggelati dalla neve, quindi non è più affar mio, carissimi, dovevate evitare di strisciarmi vicino.

  

Intanto ero sveglia, sempre nell’ora del terrore, e mi sembrava di sentire un miagolio insistente, ma poteva essere anche un acufene. Il mio primo pensiero è stato apocalittico: il gatto è caduto dalla finestra e sta chiamando aiuto e il camion della nettezza urbana sta per investirlo e lui ha una zampa rotta e non può muoversi. Ma poiché avevo appena sognato i vermi, ho deciso di impedirmi di pensare di nuovo negativo. Non mi sono alzata dal letto, non sono andata a controllare i gatti, mi sono messa un cuscino sulla testa e a colpi di forza di volontà mi sono riaddormentata. 

  

Dopo un paio d’ore, tutto bene, la giornata è ricominciata come sempre con la sparizione dei pensieri terrorizzanti. Siamo proprio due persone diverse, io di giorno e io di notte. Tanto che non mi sono accorta che uno dei gatti non c’era più. E anche quando me ne sono accorta, non ho collegato un bel niente. Ho pensato: sarà sotto un letto, sarà chiuso in un armadio, mi starà facendo uno scherzo. L’ho ignorato. Ho continuato a lavorare finché ho notato che l’altro gatto stava impazzendo: ha interrotto una riunione su zoom saltando sopra il computer con un miagolio cavernoso, si è lanciato di testa contro una porta chiusa. Io sempre più ottusa ho pensato: il solito scemo. Finché qualcosa mi ha turbato, un’assenza un po’ rumorosa, e ho cominciato a cercare il gatto ma con indolenza. Lo chiamavo, scuotevo la scatola dei croccantini che di solito lo fa schizzare fuori da ogni buco di tre centimetri in cui è riuscito a infilare la sua grassezza. Niente. Ho scritto messaggi da investigatore agli altri componenti della famiglia: quand’è stata l’ultima volta che avete visto il gatto? Risposte evasive, non so, non sono sicuro, forse stamattina, forse ieri, forse non abbiamo mai avuto un gatto.

    

Il terrore notturno stava tornando a colpirmi, insieme all’illuminazione su quel miagolio delle cinque: non me l’ero inventato, non era suggestione apocalittica, il mio gatto stava davvero chiedendo aiuto. Ho aperto tutti gli armadi, ho perlustrato tutti i letti, dentro e sotto, i pupazzi, i materassi, i vestiti, ho guardato anche dentro il water, ho percorso le scale del palazzo avanti e indietro scuotendo la scatola dei croccantini, ho guardato, per strada, sotto le macchine parcheggiate, cercando un gatto con una zampa rotta. Ho giurato che non avrei mai più avuto un gatto. Mia figlia è tornata da scuola di corsa, mio figlio anche, abbiamo fatto ipotesi apocalittiche e siamo tornati a cercarlo, questa volta con il cane, dicendogli: se non trovi il gatto ti portiamo dal veterinario. Al primo abbaio di cane, a metà tra il secondo piano e il primo, il gatto ci è saltato in braccio dal nulla, tutto sporco di chissà quale antro, tutto gonfio e fiero. Dove sei stato? Come hai potuto? Sei pazzo? Noi urlanti, lui di nuovo indifferente. Io ho deciso che non dormirò mai più.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.