Il figlio
Clandestine. Da Carla Lonzi a Emma Bonino, che ne sarà di ciò che è stato delle donne?
Un mosaico intessuto di storia individuale e di storia comune, di battaglie cruciali, un affresco le cui tinte sono a loro volta genesi del crearsi di “un io collettivo come non è stato mai”. Il romanzo di Marta Stella
"A tutte le donne, perché prendano in mano il proprio destino e la propria lotta, perché la sorellanza sia aiuto concreto tra donne per lottare insieme. Per la liberazione nostra e di tutti” scriveva nel 1975 Eugenia Roccella a conclusione di un suo libro sul tema dell’aborto che, venduto anche nelle edicole, segnò tappa miliare nella lotta per l’emancipazione femminile sullo snodo chiave dell’interruzione volontaria di gravidanza. Parole sulla solidarietà tra le donne che risuonano contemporanee, citate in un libro in cui è ripercorsa a ritroso una vicenda di battaglie di cui il nostro oggi è (tutt’altro che facile) risultato. Molto più di quanto ci si soffermi a pensare, e secondo definizioni da tornare a difendere ogni giorno. Perché il merito di Clandestine. Il romanzo delle donne di Marta Stella (Bompiani, pp. 386, euro 20) è soprattutto questo: riposizionare il presente congiungendolo a un segmento di storia delle donne cui ai più sfugge il tracciato e il percorso, mai prima essendo stato dipanato con stessa chiarezza. Un puntuale succedersi e concatenarsi dei fatti.
In principio c’è l’estate del 1968, e a partire di lì, un tratto di storia italiana, proscenio al cui centro ci sono donne, tantissime donne. Il loro liberarsi, unirsi, combattere per stesse urgenze di imprescindibili libertà. Donne che man mano più solidali, più intimamente e internazionalmente sorelle, hanno difeso il più cruciale dei diritti, quello all’aborto legale.
Giovanissima (classe 1988), Marta Stella dà voce a una protagonista che è suo alter ego più maturo, e di lei sviscera il percorso privato incastonandolo in una storia composta di vite e lotte di molte altre donne disseminate in luoghi diversi del mondo. Accanto alle battaglie condotte in Italia, da Roma a Milano passando per il Paese intero, c’è il racconto di stesso e diverso processo di emancipazione negli Stati Uniti, in Francia e negli altri Paesi dove in forme diverse, sempre la battaglia per la legalizzazione dell’aborto ha trovato ostacoli, li ha combattuti e superati, nel farlo intanto offrendo tematizzazione e definizione al femminile inteso come categoria di libertà. Da Carla Lonzi a Simone De Beauvoir, da Alba De Cespedes a Dolores Prato, da Adele Faccio ed Emma Bonino e le cruciali battaglie da loro condotte nel solco del Partito Radicale sino al referendum del 1974, sono tante le traiettorie biografiche che Marta Stella ricostruisce e ripercorre, assembla, interseca e fa dialogare tra di loro, così da tracciare un mosaico che è intessuto di storia individuale e di storia comune, un affresco le cui tinte sono a loro volta genesi del crearsi di “un io collettivo come non è stato mai”.
Si legge Clandestine contagiati dal fervore di anni che appaiono insieme molto lontani e molto vicini. Avvertendo quell’entusiasmo rutilante che come per cerchi concentrici su una superficie d’acqua ha saputo tappa dopo tappa, nel corso dei decenni, costruire la coscienza femminista.
Da lettrici donne (e speriamo anche uomini) di oggi, si segue questa storia accidentata e luminosa con partecipata ammirazione, qua e là pensos: perché i tornanti di questo lungo cammino sono stati e continuano a essere a volte troppo stretti e repentini, curve improvvise di una parabola che sempre va tutelata, ribadita, difesa. “Cosa ne sarà di ciò che è stato delle donne sino a qui?” si domanda l’autrice. L’aborto clandestino è divenuto tutela della legge, senza che mai nulla possa darsi per scontato. Fronteggiando ostacoli anche abominevoli, il femminile come categoria del femminismo conquista la sua innata autorevolezza, ma resta fortezza da presidiare. Nel nome di una sorellanza che si modula e cambia. Forte, sempre, essenziale, sempre.