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Il Figlio

La provincia della giovinezza, ovvero avere le ali un po' prima di  volare 

Gaia Manzini

L'età della giovinezza è spesso un fatto topografico: qualcosa di riconducibile a luoghi precisi e circoscritti. Quel tipo di giovinezza che ancora non riesce a dispiegare le ali verso l’orizzonte ma che nel frattempo cerca ponti verso il mondo

Cosa accadeva durante gli anni del liceo? Com’era la scansione temporale delle nostre giornate, la geografia della nostra esistenza? Ho frequentato un liceo scientifico e a scuola parlavamo di assemblee, di rappresentanti di classe e di istituto, ma dovevamo farlo senza venature politiche, perché non era un liceo pubblico. La politica poteva entrare solo in modo carbonaro, il che ci restituiva un senso elettrico di resistenza. Ero grande, ma non lo ero, non abbastanza da pensarmi sola in un ampio raggio di distanza da casa mia.

La giovinezza è spesso un fatto topografico: qualcosa di riconducibile a luoghi precisi e circoscritti. Uscita da scuola, qualche volta mi fermavo in un bar, “da Max”, per un panino con le verdure grigliate e poi tornavo verso casa cercando di non passare dai giardini pubblici. Lì, su due panchine, si intrattenevano i compagni più grandi passandosi una canna. Quel punto preciso del percorso tra casa e scuola si chiamava, per l’appunto, “le panche”. Attraversavo un grosso viale alberato, rientravo, guardavo una puntata di Saranno famosi, mi accanivo sulle integrali e su Tacito, poi verso le 18 ritornavo a scuola per un corso di danza. Due aule più in là c’erano quelli che suonavano rock, poi gli aspiranti Warhol del corso disegno e nella palestra grande i pallavolisti. Ho vissuto a Milano la maggior parte della mia vita, eppure solo ora mi rendo conto che una città non può mai essere vissuta nella sua interezza. La vita, ogni vita che non sia vagabonda, è possibile solo in piccole porzioni circoscritte di radicamento, tanto più quando si è giovani senza una vera indipendenza economica. Leggendo Bagai (Einaudi), esordio del ventiquattrenne Samuele Cornalba, non ho potuto fare a meno di ri-mappare la mia giovinezza, perché il suo è il racconto di Elia che ha diciotto anni e vive a Pandino: “novemila abitanti, quindici bar, dieci parrucchieri, cinque pizzerie, due chiese, un santuario e neanche una libreria.” Vive a Pandino, ma è come se vivesse a Milano, Roma, New York, perché – anche se lui non lo sa – è la giovinezza stessa a essere perimetrata tra la scuola, qualche festa, un po’ di slancio attivistico, i genitori e la loro fatica. Ed è come se questa provincia di Cornalba, con le sue inquietudini e i suoi limiti, non fosse altro che la metafora stessa dell’essere giovani. Quel tipo di giovinezza che ancora non riesce a dispiegare le ali verso l’orizzonte; quel tipo di giovinezza che è appartenuta a tutti noi, ma che ci ostiniamo a narrare in un modo diverso, molto più luminoso e sconfinato di quanto non fosse. 


Essere giovani è vivere circoscritti, ma anche cercare ponti verso il mondo. “Per la prima volta si rende conto di essere un bagai. Non più bambino, adulto non ancora, incastrato in una quasi-età.” I bagai sono i ragazzi – della provincia, senza futuro, senza ricordi – che corrono senza direzione, che scappano da un mondo incendiato. Ma Elia non scappa, gira su sé stesso, insieme al dolore per una madre perduta prematuramente che leggeva sorridendo Il grande Gatsby. Elia sa far arrabbiare le persone, è bravo a essere scortese; ma Camilla sarà quel ponte che non sapeva neanche di volere. Perché la giovinezza spesso è solitudine ed Elia è solo, “di una solitudine così esatta da sentirsi escluso persino da se stesso”. Non riesce a piangere, non riesce ad avere slanci, eppure quando lei lo guarda nella libreria dove si danno da fare per lo scambio scuola-lavoro, “la vita gli piomba addosso”. Tutta in un colpo, insieme ai baci che fanno di Pandino un posto accettabile e ai sogni: cosa vuoi fare da grande? dove vuoi andare? E allora arriva il momento di uscire dalla provincia della propria giovinezza. Sei diventato adulto, manco te n’eri accorto, e la geografia della tua vita ora si estende in tutte le direzioni. 
 

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