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Il Figlio 

Tante case diverse e tanti pezzi di vita, ma un unico grande amore. Un libro

Giuseppe Fantasia

Il nuovo romanzo di Federica De Paolis. "Da parte di madre", è un'autobiografia terapeutica che racconta il rapporto con la madre, una vera e propria "giungla emotiva" dove è stato necessario muoversi, adattarsi, accettarsi, sopravvivere

Ogni famiglia è un circo dove i protagonisti come i figuranti cercano di rispettare o di avere a loro modo un ruolo ben preciso tra gli alti e i bassi della vita, numeri più o meno sensazionali e memorabili, liti e riappacificazioni, nuovi arrivi e (s)comparse – persino addii – segreti e bugie, sussurri e grida, vittime e carnefici, amore e odio che, a ben vedere, è una forma (malata) d’amore. Quella vissuta da Federica De Paolis – dialoghista cinematografica e scrittrice – con sua madre (il padre andò via di casa quando era piccola), è stata “una giungla emotiva” e complicata in cui muoversi, adattarsi, sopravvivere, accettare e accettarsi aggrappandosi a luci di diverso colore e intensità. Ce la racconta nel suo nuovo romanzo appena uscito per Feltrinelli, Da parte di madre, un libro autobiografico e per lei sicuramente terapeutico visto che ha impiegato venti anni per scriverlo – spiega nelle ultime pagine – la sua personale, soggettiva e toccante ricostruzione di un pezzo di vita tra assenze continue e desiderio, euforia e negazioni, ma anche e soprattutto una forma d’amore nei confronti di quella madre non certo semplice (ma quale genitore lo è?) che lei figlia ha avuto bisogno di tempo per capire.
 

“Un metro e settantacinque di armonia, gambe lunghe, ossatura esile, seni sensazionali”, “sembrava una Barbie”, “la sua era una bellezza apodittica”. L’autrice – che anni fa vinse il Premio DeA Planeta usando come pseudonimo il nome della madre (Paola Punturieri) – la descrive così in quelle pagine in cui non la chiama mai per nome, come non chiama mai per nome il padre produttore cinematografico (Valerio De Paolis), il fratello Roberto, regista nato da una madre diversa, la zia impegnativa (Marina Ripa di Meana) e sua cugina (Lucrezia Lante della Rovere). Solo alcune figure, ciascuna a suo modo fondamentale nella sua vita, le chiama con il vero nome, da Cesare Pavese a Valeria Moriconi, dalla sua amata analista Bianca Garufi al suo scrittore preferito Milan Kundera i cui romanzi le hanno “illuminato la vita”. Per tutti gli altri ci sono dei soprannomi. Per il primo fidanzato muratore detto “il Gigante” e per quello violento di sua madre, “il Selvaggio”; per la  compagna di scuola Neracomelapece e per i compagni di cazzeggio del periodo in cui abitava a Roma Nord (Seppia, Fileccia, Vendetta, Storto, Riccio e così via), fino ad arrivare a lui, “il Fisico”, l’amore/ossessione di sua madre che conobbe una sera su un barcone, un uomo amato anche “per il sesso enorme” e mai disposto “a barattare la sua libertà”.
 

Sullo sfondo c’è Roma – altra protagonista di questo libro in cui il “dopo” arriva prima del “prima” – sul finire degli anni ’80 in epoca craxiana – quando “tutto era possibile”, perché “era l’oasi della cuccagna” – con Castroni e l’Olimpica, il liceo Lucrezio Caro e Corso Francia “a 180”, l’eroina, le Muratti e le Merit, i petti di pollo, il mais e le lire, i saloni doppi, le case da sogno e altre da urla, i maglioni e i fotoromanzi, il centro storico e San Giovanni, la Cassia e il quartiere Trieste, le polpette al curry e una “carbonara magistrale”, una Lada Niva Bianca, una Ferrari gialla e una Y10, la biondezza che equivaleva a bellezza e la tuta rosa di Fiorucci, le segreterie telefoniche, il sole a Porto Santo Stefano e le lampade al Fleming, il liceo artistico e “certe rivoluzioni che si fanno con la divisa”, un criceto biondo (Pepe), due bassotti (Gessica e Gettuglio) e un cane indimenticabile per molteplici ragioni (Lacana), incomprensioni e frasi cult (“Sono stata bocciata”, dirà a sua madre. E lei: “Sei triste? Io sì. Vorrei avere 10 anni di meno”), continue assenze e tante case diverse, anche se per Federica la prima e unica casa è stata proprio sua madre, che grazie a questo libro commovente quanto brioso e ironico, continua amorevolmente a starle ancora accanto. 

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