Il Figlio
Serena Bortone racconta di un amore che supera i limiti e la verità
Nel libro "A te vicino così dolce" la presentatrice Rai descrive una generazione e un'epoca che non si lascia frenare dal sesso o dall'aspetto fisico. Un racconto prezioso dell'Italia degli anni '80, dove le norme in materia di attribuzione del genere e del sesso erano lontane e i pregiudizi tanti
Questa è (anche) la storia di una persona che nasce in un corpo sbagliato, in una famiglia che non può capire e che non è pronta, come non lo era l’Italia di quegli anni ‘80 dove le norme in materia di rettificazione di attribuzione del sesso furono disciplinate solo con la legge 164 del 1982. Paolo, questo il suo nome, aveva solo cinque anni quando venne fermato sul lungomare di Porto Santo Stefano da un passante che lo interrogò sul suo sesso. Rispose la verità che si sentiva dentro, una vittoria per una persona che paragonava il cerchietto per capelli a una corona di spine, uno dei giorni più belli della sua vita. Ne seguirono altri, quasi sempre tutti da cancellare, perché provateci voi a indossare ogni mattina una maschera in famiglia e nel mondo esterno che vi vuole come non siete davvero, che reagisce con botte (il padre), insulti e pettegolezzi poco piacevoli che annientano e distruggono, condannandovi all’incomprensione che, paradossalmente, a volte può fare più male del cambio di sesso. Tutto questo perché in certi momenti, quegli stati d’animo non li capite neanche voi e quando provate a tirare fuori le parole, le stesse non hanno voce anche se dentro vi bruciano e sono assordanti.
Questa storia ce la racconta molto bene Serena Bortone, giornalista, autrice e conduttrice tv, in "A te vicino così dolce (Rizzoli)", un libro prezioso quanto necessario – lasciatecelo dire – per poter capire una generazione e un’epoca senza voler trovare per forza una giustificazione, ma solo fatti evidenti davanti ai quali oggi non si può più fare niente se non ricordarli, evitando che accadano ancora. Fatti realmente accaduti che in queste pagine si susseguono come gli anni veloci in cui cresce Serena con la sua amica del cuore Vittoria che si innamora di Paolo senza sapere la verità. Nessuno sa, perché nessuno può solo immaginare in quegli anni, persino in una realtà privilegiata come quella di Roma Nord, meno aperta al nuovo e al diverso di quanto si possa immaginare. A volte la provincia (ci riferiamo a un episodio in particolare, ma non vi diremo di più per non rovinarvi il piacere della lettura), riesce ad andare oltre il pregiudizio e ce la fa. A te vicino così dolce inizia con un tentativo di suicidio e con la difficoltà che può avere una persona quando si vede trasparente, prima che gli altri dicano o pensino qualcosa. Nel mezzo c’è però una vita e il suo ricordo, vissuta da Serena con tutti i suoi pregi e difetti all’insegna della giovinezza, dell’amicizia effimera quanto morbosa (ma se è vera, è salvezza e casa) e dell’amore, “il più completo e il più entusiasmante di tutti gli inganni”. C’è Roma con il quartiere Trieste, “quelli che iniziano con Tor”, Prati e i Parioli tra versioni di greco, piatti di carbonara e profiteroles, il sole e la neve, un Ciao Blu della Piaggio e gli occhi azzurri, segreti e bugie (direbbe Ken Loach), jeans, piumini colorati e giubbetti in pelle, baci “al contrario” e un sesso “più rappresentato che praticato”. Internet non c’è, ma compensano le informazioni che si susseguono tra chiacchiere e libri, amatissimi dall’autrice come il cinema e la musica che qui è presente in ogni capitolo, da Purple Rain a Sweet Dreams, da Slave to love a Karma Chameleon.
Quello che le donne (e non soltanto loro) non dicono può essere – ma non importa – Just an Illusion, citando un altro brano di questo libro ipnotico nella sua intimità, dedicato da Serena a sua madre Anna Maria, perché la famiglia è tanto e tanta anche quando non sembra, ed evviva piacersi abbastanza. La verità non esiste: a volte il bene si confonde con il male, si sovrappongono, e giudicare è solo un esercizio di viltà, perché giudica solo chi non ha il coraggio di comprendere.