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Il Figlio

Madame Bovary è un libro dell'orrore. L'orrore che racconta di me

Raffaella Silvestri

Antonella Lattanzi parte dalla protagonista del capolavoro di Flaubert per parlare di letteratura, ma anche delle spiagge su cui leggiamo, delle persone che ci sono accanto, dei nostri sogni e desideri. Un saggio personale e narrativo

Sotto il vulcano è un libro dell’orrore. Madame Bovary è un libro dell’orrore. Quest’orrore racconta anche di me”, scrive Antonella Lattanzi in "Capire il cuore altrui. Emma, Flaubert e altre ossessioni” (Harper Collins). Emma è la protagonista, sempre sminuita, di Flaubert: di lei è stato detto, e perfino insegnato, che è un personaggio vacuo, una donnetta viziata vittima dei romanzi d’amore. Antonella Lattanzi, in questo saggio personale, partendo da Madame Bovary, parla di letteratura, ma anche delle spiagge su cui leggiamo i romanzi, delle persone che ci sono accanto mentre li leggiamo, dei nostri sogni e desideri, dei nostri appunti ed emozioni (“Bleah, Rodolphe”; “vomitevole uomo Rodolphe”, a matita sulla prima copia Meridiani Mondadori). Accanto ad alcune note di critica letteraria profondissime – è sempre una gioia leggere uno scrittore che scrive dei libri che lo ossessionano – ci sono osservazioni che avvicinano la lettura a noi, aspetti divertenti, dettagli: le unghie di Emma che entrano in scena prima di lei, il suo amante che si prepara arricciandosi i capelli. Ci sono anche note tragiche, come il commento su Charles Bovary, che è l’unico personaggio del libro che ama, anche se ama male, come qualcuno che non vuole e non riesce a vedere realmente l’altra persona e come forse abbiamo amato tutti. 


Antonella Lattanzi, con la sua conoscenza profonda del testo, ma del tutto libera dalla seriosità che caratterizza a volte l’approccio ai classici, illumina la reale natura di Emma Bovary come personaggio desiderante. Quello di Emma è un desiderio per il desiderio, che non nasce con i romanzi ma nasce con lei, anzi prima di lei. Poteva, la protagonista di Flaubert, avere accesso alla vita che dice di desiderare: i balli a Parigi, diversi amanti. Era bella e giovane. Ma lei non voleva semplicemente ottenerli, lei era invece “il desiderio in persona”, come il Milton di Beppe Fenoglio, come il maggiordomo di Quel che resta del giorno, di Kazuo Ishiguro.  


Emma e Firmin, il Console di Sotto il Vulcano, di Malcom Lowry, diventano la stessa persona “quando capiscono che l’incubo non sono gli altri, ma sono loro, per sé stessi, e l’unica cosa che si può fare è liberarsi di sé stessi”. Il Console, attraverso l’alcol, dimostra “il desiderio spinto al parossismo che diventa autodistruzione. Non tutti provano sentimenti così. Alcuni odiano questo libro o se ne sentono infastiditi. Non tutti possono sposare il destino che il Console si autoinfligge”. A chi prova sentimenti così, però, la letteratura può portare un certo conforto. Emma e Firmin si incontrano “anche nel pensiero che gli altri vivano sempre esistenze migliori della propria. O meglio, che gli altri siano migliori di noi. O meglio, che gli altri sappiano come si vive, semplicemente perché sono gli altri (accanto a questi passi, annoto sempre: “Anch’io come te!”)”. 


E’ sottovalutato il genere del saggio narrativo, che permette di conoscere dell’autore più di quanto si possa conoscere attraverso i romanzi, mantenendo però come soggetto del testo non l’autore stesso ma un qualcosa che lei o lui amano. E questo amore è contagioso, soprattutto se è veicolato attraverso lo stile di Antonella Lattanzi, che è capace di avvicinarsi e allontanarsi dalla materia con naturalezza poetica. È appassionato e critico, personale e colto, riesce davvero a farsi seguire attraverso collegamenti con documentari come Deep Water ma anche con altri libri sacri, che vengono invece avvicinati a noi: preferireste morire come Anna Karenina o Emma Bovary? Scoprirete che la domanda, tutt’altro che morbosa, ha anch’essa a che fare col desiderio, la dignità e l’intelligenza di un grande personaggio. 

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