(Benigno Hoyuela, Unsplash)

Il Figlio

Quattro donne e una nonna che ha lasciato la vecchia casa colma di ricordi confusi

Giacomo Giossi

Aixa de la Cruz con il nuovo romanzo "Le eredi" affronta nuovamente il tema della memoria nel momento in cui diviene indicibile e privata attraverso il racconto di quattro donne che si ritrovano a fare i conti con il passato nel mezzo di esistenze incerte e complicate. 

Quello che si presenta davanti agli occhi di Nora è l’insieme sparso delle medicine o meglio dei loro contenitori, non più quelli originari fatti di cartoncino e di blister di plastica trasparente e d’argento che al solo tocco vibrano come sonagli. Confezioni dentro alle quali le pasticche ben posizionate sono riconoscibili per qualità e scadenza con il loro bugiardino perfettamente ripiegato. Nora passa in rassegna invece scatole e scatoline, portagioie e astucci e vi ritrova pasticche e pasticchette, qualcuna – sembra un valium – la ingoia direttamente. Sono le pastiglie raccolte nell’arco di una vita intera dalla nonna che per un motivo a lei sconosciuto si è uccisa ormai sei mesi fa. Togliendosi la vita, Carmen, la nonna, ha lasciato così la sua vecchia casa di famiglia colma di ricordi confusi, di cui molti dolorosi a quattro eredi. Quattro donne, Olivia, Erica, Lis e Nora che ora si ritrovano nel mezzo di esistenze incerte e complicate a fare i conti con un passato che può risvegliare mostri lasciati sopiti per anni, ma che per anni hanno segnato – inconsciamente – le loro vite. 


Aixa de la Cruz, tra le più importanti scrittrici contemporanee spagnole, con il romanzo Le eredi (Fandango nella traduzione di Roberta Arrigoni) torna ad affrontare il tema della memoria quando poggia su quel crinale affilato e spesso doloroso in cui da pubblica diviene privata, in cui da compresa diviene ignota e spesso atrocemente indicibile. Anche qui come nel precedente La linea del fronte (Perrone), vincitore del Premio Euskadi e finalista al Premio Strega Europeo 2021, le protagoniste si ritrovano isolate in una casa, in un contesto urbano diradato e in un silenzio rotto solo dalle voci di un ricordo che sale ogni giorno di volume tra incomprensioni e rivelazioni. Prima di tutto provare a capire perché. La morte della nonna arriva improvvisa in una famiglia già funestata dalla perdita dei maschi che furono figli di Carmen e poi padri delle attuali eredi tra loro sorelle e cugine. Attraversando la casa abbandonata tutto risuona per le protagoniste come estraneo seppure al tempo stesso famigliare. Un’eredità ha sempre la forma in qualche modo di una proprietà rubata, presa a un tempo a cui non si appartiene più o a cui si è appartenuti senza però mai comprenderlo per davvero. Si toccano oggetti, si aprono cassetti e si perlustrano stanze come ladri di una vita altrui arrivati fuori tempo massimo.  L’autrice puntella in sei capitoli il carattere di una famiglia che prende forma attraverso il corpo stesso delle quattro eredi, ognuna in perenne opposizione alle altre, per carattere, attitudine e ambizione. Non è però la casa e tanto meno il suo contenuto il terreno di scontro tra le eredi, ma il proprio ruolo in una famiglia e quello che ne resta. Le spiegazioni – quelle da darsi e quelle da dare – devono così obbligatoriamente abbattere il muro del reale per spingersi in un terreno che mischia i ricordi alle visioni, le impressioni ai fatti. 


La realtà – come racconta Aixa de la Cruz in questo romanzo viscerale attorno al concetto di memoria – è ben diversa dalle cose come sono o come vorremmo che fossero. La realtà non è semplice e chiara, ma appartiene alla vita e come tale si compone di una parte di possibilità che chiama in causa l’immaginario e che nel momento del ricordo assume la sostanza impalpabile di un sogno. Ognuna delle quattro donne porta con sé un errore, una patologia, ma: “oggi è diverso da ieri. Nel corso di questa notte sono successe cose che non capisce. Cose che la aiutano a capire quello che sta succedendo”. L’eredità slitta dalla casa al corpo di ognuna, s’incarna nelle esistenze delle eredi portandole oltre il ritratto che ognuna si era fatto, rivelando – nel rispecchiamento reciproco – un destino diverso, ma più accettabile e magicamente reale.

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