
(Unsplash)
Il figlio
Un memoir sulla trasformazione di sé e sui desideri. Figlia del divorzio
Parti femminili di Leslie Jamison esplora la lotta interiore dell'autrice tra maternità, identità e desideri. La scrittura diventa un mezzo di autoanalisi e cura, in cui la ricerca di equilibrio tra sé e la figlia si intreccia con una riflessione sul passato e le proprie ambizioni
Nata la figlia, tutta la sua vita esplode. Improvvisamente l’identità di Leslie va in frantumi rivelando contraddizioni, conflitti interiori e fragilità che fino ad allora aveva lottato per tenere insieme, anche contro ogni logica evidenza. La maternità sposta totalmente il centro delle sue giornate verso la neonata, rivelando un vuoto esistenziale impossibile da colmare. Il rapporto con il marito – sposato a Las Vegas in un tempo di tenera leggerezza ormai passato per sempre – è segnato da una distanza che probabilmente era già nelle cose, ma che lei aveva negato a se stessa pervicacemente. Il divorzio è dunque inevitabile. Inizialmente ha la forma di una fuga notturna: la bambina portata via con sé, una liberazione che diviene un senso di colpa quotidiano. Nella testa di Leslie si affastellano ricordi felici, la paura di un fallimento permanente diventa così un angoscia quotidiana.
Già figlia di genitori divorziati, Leslie deve ora scacciare dalla sua testa similitudini troppo facili e compiere una lunga traversata alla ricerca del senso della propria esistenza. Un alternarsi di rimpianti e aspettative future il cui esito (momentaneo) assume la forma di uno straziante e commovente memoir, Parti femminili (NN editore, traduzione di Isabella Zani) che la scrittrice e saggista Leslie Jamison pubblica nel 2024 e dentro cui riversa la sua personale battaglia – assurda e complessa – tra realtà e immaginazione. Una lotta che Jamison traduce nella ricerca di quel vero grande amore che possa portarle protezione e un senso ai propri giorni. Un amore che per lei forse risiede però quasi esclusivamente nella scrittura: “Se il mio grande amore era la scrittura – e iniziavo a credere che fosse così, più di quanto lo sarebbe mai stato un uomo – mi chiedevo spesso se in definitiva non era una forma di amor proprio, una specie di veleno. Forse assoggettarmi al bisogno di un altro – diventare moglie, e poi madre – era proprio l’antidoto che mi serviva”. E proprio questa deroga ai propri desideri e alle proprie naturali predisposizioni degenera in una forma d’insicurezza sempre più evidente. Nella sua quotidianità, ogni gesto – anche il più banale - le costa ora un’estrema fatica. Una deriva è sempre più probabile e solo la maternità, con i suoi obblighi, riesce a tenerla a galla in una forma di amore e paura verso una bambina di cui si deve assolutamente prendere cura. E’ come in uno specchio: lei può stare bene solo se entrambe stanno bene.
Parti femminili si compone di una raffinata struttura narrativa che esprime pienamente la forza emotiva navigando tra passato e futuro e rivelando un’estrema e struggente intimità. La realtà è sempre e solo quella percepita che per Jamison vuol dire quella scritta e riscritta. L’autrice ripercorre la propria esistenza tentando di coglierne impulsi e motivazioni, sia di una felicità ottenuta come di un dolore subito. La forza di Parti femminili è tutta nell’esplicitare volutamente un racconto autoreferenziale che si nutre però di una necessità vitale, quella di ritrovarsi e comprendersi. Una crescita interiore che non è data solo da una forte capacità di autoanalisi, ma da una maternità che induce nell’autrice un’inedita forma di cura fuori e dentro di sé. La ricerca di un rapporto con la figlia che sia basato su una giusta distanza. Jamison ricerca un equilibrio con lei che non ha mai trovato con gli uomini della sua vita, uno spazio – tutte le volte da reinventare e ritrovare – che non renda subalterne le sue ambizioni e che non deprima suoi desideri. Con Parti l’autrice riesce a raccontare di se stessa senza congelare mai il proprio passato, ma restituendo tutto il suo inquieto e incessante sciabordio mentale. Un movimento da cui nessuno – unica vera consapevolezza espressa da Jamison – si dovrebbe sottrarre.