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Il Figlio
Il cuore affamato delle ragazze e il richiamo di Manhattan
I picchetti, le operaie, le suffragiste, l’incendio alla Triangle. Un romanzo storico dove ogni cosa è realmente esistito
New York, 1909. Etta fa l’infermiera. Si è appena trasferita da Philadelphia, per voglia di avventura e per allontanarsi un po’ dai genitori, che però l’hanno cresciuta nella libertà e incoraggiata a studiare – il padre medico la voleva infermiera, mentre la madre maestra come lei. Una famiglia italoamericana di immigrati della prima ondata, quelli arrivati in America a fine Ottocento, sbarcati a New York prima che fosse inaugurato il centro di immigrazione di Ellis Island, nel 1900. L’ambientazione di Il cuore affamato delle ragazze (Mondadori) è magica, ci si immerge subito in questo grandissimo lavoro di ricostruzione storica, di cui si apprezza la precisione, la ricerca delle fonti, ma ci si affeziona soprattutto alle protagoniste.
Etta si chiama Marietta “che si pronuncia allo stesso modo su entrambe le sponde dell’Atlantico”, i genitori di Etta sono arrivati in seconda classe (un regalo di nozze del padre di lui, farmacista), così il medico all’arrivo li ha visitati comodamente in cabina. Il padre è un “paesano” ma non nostalgico, un medico che lavora “come qualsiasi borghese” ma partecipa alle riunioni politiche dei socialisti, a volte anche a New York, dove porta anche Etta e l’amica Molly.
Quando Etta decide di trasferirsi a New York, lavorando proprio all’ospedale di Ellis Island, conosce Tessie – sono nate lì, ma entrambe hanno un nome “di prima” e Tessie è Teresa. E’ l’inizio di un’amicizia, di un’avventura, di un incantesimo. Tessie è una vera sindacalista, con la tessera dell’Unione, e lavora nella pioniera sezione 25, quella femminile, che lotta per migliorare le condizioni delle operaie, sfruttate dai “reclutatori”, abusate dai padroni, stipate in luoghi malsani, molte bambine.
Il richiamo della città, di Manhattan, e il richiamo di Tessie, che ha già lasciato Ellis Island, si fa più forte, e anche Etta si trasferisce a Manhattan, dove lavora in un ambulatorio nell’Asch building, lo stesso che ospita la Triangle, una fabbrica tessile. Comincia anche il suo attivismo, sempre da infermiera, nella sezione 25. E vede nascere, dall’ottobre del 1909 e per tutto il 1910, lo sciopero delle “ragazze ardenti”, che facevano picchetti, scendevano in piazza, prendevano le manganellate e venivano arrestate. In questo momento di storia americana – storia del lavoro, storia dei sindacati, e storia del femminismo – alle ragazze delle fabbriche si uniscono le signore, “la brigata dei visoni”, suffragiste, che le affiancano in piazza evitando che vengano picchiate dalla polizia, pagano le loro cauzioni, fanno pressioni, per quanto possibile, su una stampa che è quasi all’unanimità schierata contro le ragazze, contro gli scioperi. Anche i capi dell’Unione tardano a sostenere la sezione 25, occupati sempre da più importanti battaglie – operai, minatori, sempre uomini. E così mentre alcune fabbriche tessili cedono e fanno entrare i sindacati, proprio alla Triangle, la fabbrica da cui era partita la rivolta, le condizioni tornano quelle di prima. Niente regole né ispettori. E’ qui che il 25 marzo 1911 scoppia l’incendio in cui moriranno centinaia di ragazze, molte delle quali tenute chiuse a chiave nei laboratori.
Il cuore affamato delle ragazze è un romanzo storico: i luoghi e i personaggi realmente esistiti – Jane Addams, Pauline Newman fra le altre – si intrecciano alle vicende romanzesche delle protagoniste – Etta, Tessie, Molly – creando una tensione e un interesse per la lettura esplosivo. Si impara, del periodo storico, della nascita dei sindacati, del famoso incendio alla Triangle, più di quanto si apprenderebbe in un saggio. Ma ci si appassiona in un modo viscerale, e non si dimentica più.