
il figlio
Álvaro Bilbao nel cervello degli adolescenti e quel gran bisogno di parlarsi
Insegnare la pazienza è il più grande dono che possiamo dare ai figli, e questo si fa insegnando a rispettare limiti e norme. A proposito di "Come funziona il cervello di un adolescente"
Cosa passa nella mente degli adolescenti? Attorno a questa fase della vita c’è un certo misticismo - un modo di pensare che sia un’età imperscrutabile, in cui non siamo padroni di noi stessi, speriamo che passi presto e non se ne parli più.
Álvaro Bilbao, neuropsicologo, con pazienza e sobrietà invece aiuta le persone giovani a capire se stesse e i genitori a capire i figli. E ci spiega parlando del suo ultimo libro, "Come funziona il cervello di un adolescente" (pubblicato da Salani), che alla base del suo lavoro c’è uno studio dei processi cognitivi e di come le varie aree del cervello interagiscono e determinano come ci sentiamo. E anche di quello che possiamo fare per sentirci meglio.
“Pensiamo che le persone più resistenti siano quelle più dure, che non hanno bisogno dell’aiuto altrui. Ma gli studi dimostrano, invece, che la resilienza, cioè la capacità di superare situazioni di difficoltà, ha molto a che fare con la capacità di cercare gli aiuti giusti e sostenersi attraverso le persone vicine”, mi dice.
Fonti di sicurezza , amici incondizionati, fonti di motivazione, mentori. Bisogna poi comprendere e nominare con precisione le proprie emozioni proprio per non farsene sovrastare. Se ogni emozione è valida, non lo stesso si può dire per le reazioni.
Insegnare la pazienza è il più grande dono che possiamo dare ai figli, e questo si fa insegnando a rispettare limiti e norme: “tutti gli adolescenti si frustrano magari quando togliamo loro lo schermo, ma alcuni aggrediscono perché non hanno un limite e altri invece riescono a contenersi, a trattenersi, perché hanno assimilato quei limiti. I limiti aiutano a sviluppare il controllo del temperamento” e quindi a gestire meglio le frustrazioni e perciò a diventare resilienti. A vivere meglio.
A metà del secolo scorso si è iniziato a comprendere l’importanza di crescere i figli con dimostrazioni di affetto, oggi si trascura però l’altro lato della medaglia, altrettanto essenziale, la disciplina.
Il suo libro non è solo un testo per comprendere i figli, ma è il manuale di istruzioni per conoscere sé stessi da cui ogni adulto ancora può imparare. Conoscere i propri processi cognitivi, comunicare, comprendere le relazioni, tutto fa parte del bagaglio per essere ben equipaggiati per affrontare la vita. Il lobo frontale del cervello, adibito a gestire gli impulsi, non è ancora pienamente sviluppato in adolescenza, quindi ci si può sentire come se “il motore di una Ferrari avesse i freni di una bicicletta”.
Ma il cervello è un organo plastico e le “tecniche di risoluzione dei problemi, controllo o inibizione degli impulsi, risoluzione dei conflitti e flessibilità” possono essere insegnati e appresi. Questo libro ci ricorda con garbo e senza paternalismi alcune regole.
Il giusto equilibrio fra dopamina - che ci regala uno stato di intensa motivazione, ma che può essere sregolata da dipendenze e schermi - e serotonina, la molecola che dà la sensazione di contentezza, può essere coltivata attraverso attività che spostano il focus sugli altri, che si tratti di apparecchiare la tavola o aiutare un compagno nello studio.
La relazione coltivata fuori dagli schermi è alla base del benessere emotivo: “Quando un adolescente sta scrivendo, per esempio su Whatsapp, sono arrabbiato, non è coadiuvato dall’espressione facciale, dalla manifestazione fisica dell'emozione, quindi capisce meno se stesso, perché la corteccia frontale non riceve comunicazioni dalle mani. Per questo siamo così a favore che i ragazzi si parlino per strada tra di loro senza l’uso di una tastiera”.
Anche per prevenire la violenza, in tutte le sue nuove denominazioni social e reali.