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Il figlio

Rimedi per serate orribili: dissociazione e cortesie per gli ospiti

Annalena Benini

La scelta tra la sincerità e la fuga. La taverna greca e il posto con la faccia al muro. La voglia di scappare, mentre gli altri continuano a parlare e mangiare 

Serata orribile, ho scritto sul mio diario, ma nessuno se ne è accorto. Ho un metodo: la dissociazione mentale. Mentre mi trovo in un posto in cui non voglio essere, in attesa di trovare la forza morale per non trovarmi mai più in un posto in cui non voglio essere, io mi dissocio. Siamo a tavola, ad esempio, nell’impossibilità di fuggire: le persone parlano e parlano, e i maschi sono così  tremendamente maleducati da lasciarmi il posto con la faccia verso il muro, mentre commentano sconfitte di qualcosa che potrebbe essere calcio ma non voglio sciuparmi i neuroni e quindi non ci penso. C’è anche chi parla dei professori dei figli. E chi parla male della fidanzata del figlio. In quei casi io prendo una faccia dal mio catalogo delle facce, una faccia interessata con gli occhi aperti e un mezzo sorriso educato ma non entusiasta, mi metto questa faccia e posso resistere anche due o tre ore. La faccia è allenata anche a fare dei movimenti con gli occhi e la bocca di tanto in tanto si apre per dire qualcosa di neutro, e per mangiare. Intanto penso al mare, alla sabbia calda, a quei pantaloni a cui devo fare l’orlo, ai massaggi alla testa e agli orari dei treni. So tutto degli orari dei treni. Penso anche a un film, Un giorno di ordinaria follia, e alla possibilità di un’apocalisse: l’apocalisse è un pensiero deresponsabilizzante che mi alleggerisce. L’apocalisse mi conforta almeno quanto la certezza che questa cena non durerà per sempre. 


Loro continuano a parlare, a masticare, a deglutire, io continuo a dissociarmi. A questo punto mi trovo su un’isola greca, in una taverna sotto il pergolato che guarda il mare, non il muro, sto mangiando il saganaki e osservo un gatto che prende il sole. Che meraviglia, è quasi un peccato questo desiderio di apocalisse, c’è pure il venticello greco. Ma ecco che la persona che è stata tutto il tempo seduta accanto a me dandomi le spalle, si gira e mi dice con fare stupito: tu non sembri mai stressata, sei sempre tranquillissima, ma come fai? 


Sono costretta a lasciare il mio saganaki sull’isola a metà, sono costretta a salutare quel gatto così bello, rosso, e a tornare con la faccia al muro, sono costretta a rispondere alla persona che mi sta parlando. Davanti a me ho due scelte: continuare con la dissociazione o dire qualcosa di vero. Se rispondessi seriamente dovrei mettere in conto la rottura di almeno un paio di sedie, che lancerei volentieri contro questo muro del cazzo. Dovrei dire: sono tranquillissima, sì, perché andrò presto a vomitare questa cena schifosa a casa mia. Sto per abbandonarmi alla sincerità, quando ricevo un messaggio e dico: scusami un secondo, devo rispondere a mia figlia, e faccio a questa persona uno sguardo di complicità, come se non potesse non capirmi: i figli, le priorità, le urgenze, l’adolescenza, i fidanzati, siamo sulla stessa barca no?


In effetti è mia figlia, che ha semplicemente finito i giga e me lo comunica attraverso una faccina che piange e un emoticon di soldi con le ali che volano via. Ma è anche la mia grande occasione: scusatemi tutti, vorrei tantissimo restare qui con voi a parlare di calcio ma mia figlia ha dimenticato le chiavi di casa e adesso è sola davanti al portone con il telefono scarico. Mi dispiace devo andare, il mio posto è là. La persona accanto a me ripete: certo che sei sempre tranquillissima, ma come fai? Le rispondo che è grazie a serate come questa, che mi danno la carica. Saluto anche il gatto al sole della Grecia e scappo via.

  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.