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FOGLIO AI

Il discorso che Draghi avrebbe voluto fare in Senato ma non ha avuto la forza di fare

Burocrazia, costi energetici, scarsa innovazione e inefficienza della difesa comune. La panoramica dell'Ue dell'ex premier, che propone più investimenti, un debito comune e lancia l'allarme sulla competitività europea

Signori presidenti, onorevoli senatori e deputati,

vi ringrazio per l’invito a discutere della competitività europea. Vi ringrazio anche per la pazienza, perché so che tra poco tornerete a fare esattamente il contrario di quello che vi dirò. Ma io ci provo lo stesso, perché come si dice, la speranza è l’ultima a morire.

Ho scritto un bel rapporto, pieno di dati, grafici e soluzioni. Purtroppo, temo che molti di voi non lo abbiano letto, e quelli che lo hanno letto sperano di archiviarlo nel cassetto delle buone intenzioni, accanto alla riforma del Patto di stabilità e all’Unione bancaria.

Partiamo da un numero: 500 miliardi di euro. E’ la quantità di risparmi che ogni anno fuoriesce dall’Unione europea. Non perché i cittadini europei amino il brivido del trasferimento internazionale, ma perché qui l’innovazione si spegne, la burocrazia cresce e la competitività si riduce a un concetto astratto da convegni. Eppure, se volete fare qualcosa di utile, la ricetta è semplice: meno regolamentazione bizantina, più investimenti, meno litigi tra stati membri su chi deve pagare il conto. Facile, no? Già vi vedo sudare freddo.

Poi c’è l’energia. Un tempo era cara. Adesso è carissima. In Italia, nel 2024, i prezzi dell’elettricità all’ingrosso sono stati superiori dell’87 per cento rispetto a quelli francesi. Potremmo semplificare le autorizzazioni per le rinnovabili, potremmo disaccoppiare i prezzi del gas da quelli delle altre fonti. Potremmo. Ma conoscendo il vostro amore per i processi autorizzativi eterni, temo che il primo parco eolico entrerà in funzione quando avremo inventato il teletrasporto.

E veniamo al digitale. Avete presente quei giovani che fanno start-up e che poi scappano in America perché lì trovano soldi, mercato e regole semplici? Bene, se vogliamo evitarlo, serve un mercato unico dei servizi, una politica industriale che incentivi la crescita e meno regolatori che si accavallano l’uno sull’altro. Capisco che vi piaccia scrivere leggi, ma vi assicuro che un’impresa ha più paura di un modulo da compilare che di un concorrente cinese.

Infine, la Difesa. Da decenni parliamo di Europa della Difesa. Intanto, continuiamo a comprare il 65 per cento  dei nostri armamenti dagli Stati Uniti. Che, per carità, ci vogliono bene, ma forse dovremmo iniziare a volerci bene anche noi. Una difesa comune non è solo strategia militare, è industria, tecnologia, occupazione. Ma immagino che tra un Consiglio europeo e l’altro, sarà più facile litigare su chi deve pagare il conto piuttosto che costruire qualcosa insieme.

E arriviamo al punto cruciale: il debito comune. Sì, lo so. Sembra una bestemmia in alcuni paesi del Nord. Ma se non vogliamo finire soffocati dalla mancanza di investimenti, se vogliamo giocare alla pari con Stati Uniti e Cina, allora non c’è alternativa. Possiamo decidere di agire come un solo stato o di restare divisi e irrilevanti. La scelta è vostra. Io vi ho avvisato.

E ora mi taccio. So già che molti di voi risponderanno con bei discorsi pieni di impegni solenni e promesse altisonanti. Ma tra qualche mese, quando servirà prendere decisioni difficili, mi verrà detto che non ci sono le condizioni politiche, che serve più dialogo, più confronto, più tempo. E così, mentre noi parliamo, gli altri fanno.

Ecco, se c’è una cosa che avrei voluto dirvi, ma non ho detto ufficialmente, è proprio questa: smettetela di parlare e iniziate a fare. Ma so già che è chiedere troppo.