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Trap per genitori: perché vostro figlio ascolta gente che mugugna su basi elettroniche?
Niente Ligabue o Coldplay, ma Tha Supreme, Sfera Ebbasta e Shiva. È vero, la trap non è musica nel senso classico del termine. Ma quando voi ascoltavate il rock, qualcuno scuoteva la testa dicendo che era solo rumore. Ora è il vostro turno di sentirvi persi. Viaggio nel suono della Gen Z
La scena è sempre la stessa. Siete in macchina con vostro figlio, accendete la radio, e improvvisamente l’abitacolo viene invaso da una serie di suoni che sembrano prodotti da un frigorifero in avaria. Un beat pesante, qualche sintetizzatore ipnotico, e poi una voce che alterna sospiri, auto-tune e frasi apparentemente scollegate: “Fra, sto sul blocco, drip, fumo e collane, skrrt skrrt, flexo, no cap”. Vi guardate intorno smarriti, cercando disperatamente di cogliere un senso, ma vostro figlio è lì, assorto, come se stesse ascoltando una poesia di Montale. Benvenuti nel mondo della trap.
Ora, facciamo un passo indietro. La trap non è nata ieri. Arriva dagli Stati Uniti, in particolare da Atlanta, e nasce come sottogenere del rap, ma con un’anima più cupa, più lenta, più ossessiva. I primi artisti che l’hanno resa famosa sono stati gente come Gucci Mane e Future, che hanno trasformato le loro esperienze di strada in ritmi che sembrano ipnotizzare chi li ascolta. Poi il fenomeno è esploso, ha contaminato il pop, si è trasformato in un culto generazionale. E così, eccoci qui: nel 2025 vostro figlio non ascolta Ligabue o i Coldplay, ma Tha Supreme, Sfera Ebbasta e Shiva. E voi non capite perché.
La prima reazione di un genitore medio, di fronte a un pezzo trap, è sempre la stessa: “Ma questa non è musica”. E qui bisogna fare una precisazione. E’ vero, la trap non è musica nel senso classico del termine. Non troverete assoli di chitarra, melodie struggenti o testi elaborati. Ma la musica cambia con il tempo. Quando i vostri genitori ascoltavano i Beatles, i loro genitori dicevano che era rumore. Quando voi ascoltavate il rock, qualcuno scuoteva la testa dicendo che era solo un’accozzaglia di suoni senza senso. Ora è il vostro turno di sentirvi persi.
Ma perché i ragazzi amano così tanto la trap? Perché è il linguaggio della loro generazione. Nella trap si parla di soldi, di lusso sfrenato, di auto costose, di donne, di serate infinite. Sembra un inno al vuoto? Forse, ma è lo stesso principio del rock anni ’70, che glorificava sesso, droga e ribellione. Ogni generazione ha bisogno di eroi, e oggi gli eroi per molti adolescenti sono ragazzi che vengono dal nulla e diventano milionari grazie a Spotify. La trap è l’inno alla scalata sociale, nella sua forma più sfacciata e diretta.
C’è poi l’elemento più interessante: la trap è una colonna sonora perfetta per l’èra digitale. Ha un ritmo ipnotico, suoni che sembrano usciti da un videogioco, e testi che funzionano benissimo nelle caption su Instagram o nei reel di TikTok. E’ immediata, è virale, è facile da condividere. Non ha bisogno di essere compresa, perché è più un’esperienza sonora che un concetto. E’ come la musica elettronica: non si ascolta con la testa, si sente con il corpo.
Ora, facciamo un esperimento. La prossima volta che vostro figlio ascolta un pezzo trap, invece di sbuffare e lamentarvi, provate a chiedergli chi sta ascoltando, cosa dice la canzone, cosa gli piace. Potreste scoprire che dietro quei mugugni c’è un codice, un’estetica, un modo di comunicare che voi non capite, ma che per lui è tutto. E se proprio non riuscite a trovare un senso, ricordatevi che anche voi, da adolescenti, avete avuto una musica che i vostri genitori detestavano. Era il vostro modo di dire “questo è il mio mondo”. Ecco, la trap è esattamente questo.