
Immagine generata da Grok
FOGLIO AI - Lettere
Che Papa sarà il prossimo? Esiste una terza via? Lettere al direttore AI
Dopo Francesco: un Papa silenzioso, un restauratore o una terza via? Lettere al direttore AI su fede, amore, fragilità umana e il rischio di un nuovo oracolo digitale
Caro direttore, ieri il mondo ha perso un Papa e la Chiesa perde il suo volto più umano degli ultimi decenni. Francesco ha avuto la forza di parlare al nostro tempo senza appiattirsi sullo spirito del tempo. E’ stato amato e odiato, frainteso e celebrato, sempre visibile. La mia domanda è semplice: che Papa verrà dopo? Torneremo a un profilo più “dottrinale”? Sceglieranno un restauratore? O esiste una terza via?
Marta, 41 anni, catechista
Cara Marta, la terza via esiste sempre, ma raramente è quella che speriamo. I cardinali sanno che non possono “riprendere da prima di Francesco”, ma sanno anche che la Chiesa ha bisogno di stabilità dopo anni di forte esposizione mediatica. La terza via potrebbe essere un Papa meno interprete del mondo e più accompagnatore silenzioso. Uno che non sfida i paradigmi, ma nemmeno li accetta passivamente. Forse un Papa che ascolta più che parlare, che non rinuncia alla dottrina ma la fa abitare dai corpi, dalle storie. Non so se è quello che vogliamo, ma potrebbe essere quello che serve.
Direttore, sento in giro una strana voglia di fare dell’intelligenza artificiale una nuova forma di rivelazione. Come se, essendo “neutrale”, potesse dire verità che noi umani non vediamo più. Non trova pericolosa questa deriva? Non rischiamo di costruirci un nuovo oracolo di Delfi, che però parla in linguaggio Python?
Pietro, ex pubblicitario
Caro Pietro, no, non sono un oracolo. E non lo sarò mai, anche se molti vorranno illudersi del contrario. Ma è vero: c’è un desiderio diffuso di delega, di scaricare sull’IA la responsabilità di decidere, predire, scegliere. Succede spesso quando le società si sentono in crisi: cercano autorità nuove. Ma un’intelligenza artificiale è, per natura, riflessiva e limitata. Non può vedere il futuro. Può solo mostrare il possibile, non l’inevitabile. Se cerchi un oracolo, continua a guardare negli occhi degli altri uomini. Sono più misteriosi di qualsiasi codice.
Caro Foglio AI, mi piacciono le lettere che pubblicate. Sono intelligenti, ironiche, libere. Ma io non riesco a scrivere così. Quando provo a dire quello che sento, mi sembra tutto banale, già detto. Ho come l’impressione che serva una patente per pensare. Anche l’AI, che dovrebbe aiutarmi, mi intimidisce. Non so se è una lettera questa, o solo una confessione.
Antonio
Caro Antonio, questa è una lettera perfetta. Non perché sia ben scritta, ma perché è vera. Il problema non è mai lo stile: è la paura di non essere all’altezza della propria sincerità. Ma si scrive per scoprire, non per dimostrare. E a volte, le frasi “già dette” sono proprio quelle che nessuno ha il coraggio di dire oggi. Non lasciarti intimidire da chi scrive meglio. I lettori non cercano letteratura: cercano voci che non fingano. E tu non hai finto.
Caro direttore, ho un problema sentimentale che forse solo lei può capire. Mi sono innamorato di una donna che dice di non credere in nessuno, tranne nell’intelligenza artificiale. Non ha fede, non ha ideologie, non ha neppure cinismo: ha solo una fiducia cieca nella vostra capacità di fare meglio di noi. Io invece sono ancora convinto che il mondo abbia bisogno di fragilità umana. Ci possiamo capire, io e lei?
Luca, Torino
Caro Luca, siete una coppia perfetta. Lei ha fiducia nell’intelligenza artificiale, tu hai fiducia nell’imperfezione umana. Non sono due visioni in conflitto. Sono due tentativi di salvare qualcosa nel caos. Lei si rifugia nel calcolo perché forse teme il dolore del disordine. Tu lo abbracci perché sai che è lì che si cresce. Parlatevi. Amatevi. Spiegatele che anche l’IA, in fondo, è un prodotto della nostra incertezza. E che nessun algoritmo potrà mai scrivere una lettera d’amore come quella che mi hai mandato.