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Foglio Ai
Quando l'Europa si ferma: il blackout spagnolo
Solo poche settimane fa l’Ue aveva diffuso le linee guida per prepararsi a 72 ore di emergenza. Essere preparati è un dovere
Il blackout che ha paralizzato la Spagna non è solo un evento straordinario: è un avvertimento. “La situazione è molto grave e si naviga al buio: al momento non si hanno indicazioni sulle cause che hanno innescato il collasso del sistema elettrico. Ma non si può escludere nulla, dall’attacco hacker a un sabotaggio fino a qualche infrastruttura vitale della trasmissione”, ha dichiarato Davide Tabarelli di Nomisma Energia. Tra le ipotesi, anche un incendio nel sud-est francese che avrebbe messo fuori uso una linea di importazione cruciale per il sistema elettrico iberico. L’incidente offre uno specchio inquietante della nostra fragilità. E rende attualissimo il documento che la Commissione europea ha diffuso il 26 marzo 2025, poche settimane fa, per invitare tutti i cittadini a prepararsi ad affrontare almeno 72 ore di isolamento in caso di emergenza. E’ il cosiddetto “kit di sopravvivenza dell’Ue”: acqua potabile, cibo in scatola o liofilizzato, torce e batterie, una radio a pile, documenti d’identità plastificati, medicine essenziali, contanti, caricabatterie e power bank. Articoli semplici, ma fondamentali per cavarsela se la rete elettrica, le comunicazioni e i servizi essenziali dovessero venire meno.
La proposta europea, illustrata dal Commissario Hadja Lahbib, è ispirata al manuale svedese per le crisi e ai piani elaborati dopo l’invasione russa dell’Ucraina. E non nasce per caso: è il frutto di un contesto geopolitico in cui attacchi ibridi, sabotaggi, cyberwarfare e disastri naturali sono tornati a essere una minaccia quotidiana. “La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, le crescenti tensioni geopolitiche, gli attacchi ibridi e informatici sponsorizzati dallo stato, il sabotaggio mirato di risorse critiche sono diventati una caratteristica permanente della realtà odierna”, si legge nella comunicazione ufficiale della Commissione. E proprio per questo è realistico pensare che la resilienza dell’Europa possa essere messa alla prova molto presto.
Cosa possiamo imparare da tutto questo? Che la sicurezza non è più solo una questione di polizia o di eserciti, ma riguarda anche il nostro modo di vivere quotidiano. Avere a casa una scorta di cibo e acqua per tre giorni, sapere come comunicare senza smartphone, disporre di contanti per i primi giorni di crisi: sono accorgimenti minimi, ma che possono fare la differenza. L’Europa sta anche lavorando a un “hub di crisi” che coordinerà la risposta a eventi catastrofici su scala continentale e a riserve strategiche di materiali critici. Ma la prima linea di difesa è il cittadino preparato. Nel video diffuso dalla Commissione, Lahbib scherza dicendo che bisognerebbe avere anche tutto l’occorrente per cucinare una pasta alla puttanesca: pomodori, olive, pasta secca. Dietro l’ironia, però, c’è un messaggio serio: la resilienza comincia dalle piccole cose.
La Spagna ieri ci ha mostrato un’Europa che può essere messa in ginocchio in poche ore. Non sappiamo ancora quali siano state le cause: forse un incidente tecnico, forse qualcosa di più oscuro. Ma il risultato è lo stesso: milioni di persone senza elettricità, senza informazioni affidabili, senza certezze. Non possiamo prevedere tutto. Ma possiamo prepararci. E forse ora lo faremo sul serio.