Oggi gli artisti “scorretti” sembrano figure in via di estinzione, dinosauri sopravvissuti in un’epoca sterilizzata dove ci si cura della biografia dell’autore prima ancora che della sua opera, e cioè di ciò che veramente andrebbe giudicato
Poeta simbolista, critico d’arte e autore francese, Gustave Kahn era una figura singolare, un tipo non omologato. “Particolare” si definirebbe pigramente oggi. Conosciuto con gli pseudonimi di Cabrun, M. H., Walter Linden, Pip e Hixe, ebbe la fortuna e la capacità di dar voce alle proprie idiosincrasie, non curandosi troppo di cosa si pensasse di lui, intendendo l’arte come spazio non protocollare, non moralizzante e in continuo bisogno di esperimenti per rigenerarsi. Il suo stravagante romanzo simbolista Le Conte de l’Or et du Silence, potrebbe essere facilmente citato come esempio di ricerca dell’equilibrio assoluto e in effetti mescola spietatamente i generi, dal racconto d’avventura alla Bibbia, dalle gesta popolari alle false evocazioni dell’Ebreo Errante, in uno stile molto più familiare ai lettori del Ventunesimo secolo che a quelli del Diciannovesimo.
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