Fauna d'arte
Milano, Mediterraneo. Nello studio di Invernomuto
"Lavoriamo per cicli di opere che si sviluppano nell’arco di anni", dice il duo composto da Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi. "La funzione dell’arte nel mondo di oggi? La stessa che aveva nel mondo di ieri e che avrà in quello di domani"
Nome: Invernomuto
Luogo e data di nascita: Simone Bertuzzi (Piacenza, 1983); Simone Trabucchi (Piacenza, 1982)
Galleria di riferimenti e contatti social: Pinksummer, Genova. IG: @invernomuto_hq
L'intervista
Intervista realizzata in collaborazione con Giulia Bianchi
Come descrivereste la vostra pratica artistica?
Certamente multidisciplinare e aperta, sempre in progress. Tendiamo a lavorare per cicli di opere che spesso si sviluppano nell’arco di anni e nel loro corso incontrano diversi media, formati, contesti e canali distributivi. Negli ultimi cinque anni ad esempio abbiamo sviluppato un archivio di suoni e musiche relativi al bacino del Mediterraneo e ai suoi attraversamenti (Black Med, 2018-in corso) ed esiste attraverso una piattaforma web, un ciclo di performance, un libro e una serie di opere installative che abbiamo presentato in vari contesti nazionali e internazionali.
In che modo avete iniziato a fare gli artisti?
Per urgenza, probabilmente. Siamo un duo, quindi immaginiamo che l’urgenza fosse comune ad entrambi. Non abbiamo iniziato a ‘fare gli artisti’, abbiamo iniziato una collaborazione su interessi ed esplorazioni comuni che gradualmente e naturalmente è sfociata nelle arti visive e nel suono.
Com’è organizzata la vostra giornata di lavoro?
Condividiamo uno studio a Milano da anni ormai, ne abbiamo attraversati parecchi fino a quando abbiamo trovato un piano terra indipendente in zona Greco e qui ci siamo installati ormai cinque anni fa. Insieme a noi lavora il nostro assistente Boris Cassanmagnago e condividiamo lo studio con Jim C. Nedd, un carissimo amico artista e fotografo. Tendenzialmente seguiamo orari diurni quasi da ufficio; produciamo quasi tutto ciò che è fisico esternamente, perciò lo studio è un luogo di progettazione, montaggio audio-video e produzione musicale.
Che luogo è per voi lo studio?
Come dicevamo, un luogo di progettazione. Uno spazio indispensabile per la ricerca, ma anche per l’archiviazione di tutto ciò che abbiamo fatto, sia in termini digitali che fisici. Lavoriamo chiaramente anche in viaggio e in circostanze temporanee, ma obiettivamente non sarebbe possibile portare avanti il nostro lavoro senza uno spazio fisico comune e condiviso.
Quali sono i vostri riferimenti visivi e teorici?
Difficile elencarli. Sono tanti e fortunatamente in continuo aggiornamento. Spesso attingiamo a mondi musicali perché lì troviamo le energie più vitali, o forse procediamo per affinità elettive. Certamente un giro su blackmed.invernomuto.info può rivelare una parziale lista di riferimenti.
Come è nato l’interesse per il suono e per l’atto performativo?
La performance è sempre stata parte integrante della nostra pratica, soprattutto in chiave sonora. Sempre prendendo in esempio Black Med: lì l’aspetto performativo ha un valore sostanziale, grazie alla serie di listening session – oggi composta da otto capitoli e basata su una performance in cui suoniamo una serie di brani supportati da slide testuali che contestualizzano il brano o l’artista – abbiamo ad esempio approfondito alcuni aspetti della ricerca sul Mediterraneo che poi hanno generato a loro volta altre opere. La performance per noi è spesso utilizzata in chiave estensiva, aggiunge materiale.
Perché coinvolgete spesso la realtà vernacolare nelle vostre opere?
Abbiamo iniziato la nostra collaborazione osservando il paesaggio che ci circondava; un paesaggio di provincia – siamo cresciuti nel piacentino –, e dunque per definizione vernacolare. Da lì siamo andati oltre, abbiamo cercato di sezionare quegli elementi, di trasformarli in qualcosa di altro, di leggerli da un altro punto di vista, evidenziandone gli stereotipi; poi però finiamo sempre per tornarci, quindi evidentemente è anche un urgenza.
A quali progetti state lavorando in questo momento?
È in corso Victimula fino a settembre, un progetto che abbiamo sviluppato per Una Boccata d’Arte nel borgo di Vermogno, nel biellese. Abbiamo progettato una applicazione in realtà aumentata, a partire dall’antica presenza di cercatori d’oro a Vermogno e nell’area naturale della Bessa, che risale addirittura all’epoca pre-romana – e distribuito 1000 pepite d’oro virtuale nella zona, che possono essere catturate con qualsiasi smartphone accedendo ad un link. Il bottino virtuale potrà essere successivamente convertito in criptovaluta.
Parallelamente, Black Med è sempre in progress, e stiamo lavorando ad un nuovo ciclo chiamato Triton, che speriamo possa manifestarsi in forma concreta presto.
Quale funzione ha l’arte nel mondo di oggi?
La stessa che aveva nel mondo antico e in quello che verrà.
Le opere
Invernomuto, VICTIMULA, AR app, screenshot, 2023, courtesy degli artisti
Captain Beefheart & His Magic Band “Pena” 1969
Invernomuto, installation view at C4, Kunstmuseum Liechtenstein, Vaduz, 2022, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova
Invernomuto, EMPIRE 2020, video still, 2022, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova “
Invernomuto, BLACK MED SECCO, installation view a Void, Derry, 2022, courtesy degli artisti. Ph: Simon Mills
STILL “BANZINA – Banzina Riddim” 2017
Invernomuto, Black Med, screenshot da blackmed.invernomuto.info, 2021, courtesy degli artisti
Invernomuto, Black Med, POMPEII, installation view al Parco Archeologico di Pompei, 2021, progetto supportato da Italian Council (7a Edizione, 2019), courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova. Ph: Giulio Boem
Napoli Centrale “‘O Nemico Mio” 1977
Invernomuto & Jim C. Nedd, GRITO – Las Brisas de Febrero, installation view a Liverpool Biennial 2021: The Stomach and the Port, Liverpool, 2021, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova. Ph: Stuart Whipps
Prince Nico Mbarga & Rocafil Jazz International “Sweet Mother” 1976
Invernomuto, MED T-1000, ceramica, laser, 2019, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova. Ph: Giulio Boem
Franco Battiato “L’Egitto Prima Delle Sabbie” 1978
Invernomuto, Black Med, Chapter II, set up, performance a Dansem Festival, Marseille, 2018, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova
Invernomuto, Vers l'Europa deserta, Terra Incognita, installation view a Nuit Blanche 2017, Ville de Paris © ADAGP, Paris 2017, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova. Ph: Marc Domage