fauna d'arte
Nel corridoio del tempo con Ettore Tripodi, tra fantasie di carta e di tessuto
"La funziona dell'arte? È quella di sempre, nessuno lo sa e tutti la cercano; gli artisti forse la cercano meno"
Fauna d'arte è una ricognizione intergenerazionale sugli artisti attivi in Italia. Ci facciamo guidare nei loro studi per conoscere dalla loro voce le opere e i modi di lavorare e per capire i loro sguardi sull’attualità. Il titolo si ispira a una sezione di Weekend Postmoderno (1990), il romanzo critico con cui Pier Vittorio Tondelli ha documentato un decennio di cultura e società italiana. A differenza del giornalismo e della saggistica di settore, grazie a “Fauna d’arte”, Tondelli proponeva uno sguardo sull’arte contemporanea accessibile e aperto, interessato a raccontare non solo le opere ma anche le persone, il loro modo di vivere dentro l’arte.
Oggi questo approccio ci permette ancora di parlare degli artisti, ma in futuro anche delle altre figure professionali come critici e curatori, galleristi e collezionisti, con lo scopo di restituire la complessità di un sistema attraverso frammenti di realtà individuali.
Nome: Ettore Tripodi
Luogo e data di nascita: 23 settembre 1985
Galleria di riferimento e contatti social: OPR gallery / @opr_gallery / @ettore_tripodi / @mammafotogramma
L'intervista
Intervista realizzata in collaborazione con Giulia Bianchi
Con quali criteri metti in relazione il passato alla contemporaneità?
Immagino di percorrere un corridoio; il corridoio è il tempo, quello che sta alle mie spalle è il passato, lo spazio che mi rimane da percorrere il futuro. Lungo le pareti di questo corridoio ci sono dei quadri, ogni quadro rappresenta uno squarcio in questa linea temporale; ogni quadro è una finestra che altera il mio percorso lineare e, attraverso di essa, si aprono altri spazi, altre linee temporali che si diramano in diverse direzioni. Ci sono forme del pensiero del passato che mi attraggono perché in un dato momento della vita mi riconosco in esse, altre nelle quali mi riconoscerò nel futuro, altre ancora nelle quali non mi riconoscerò mai.
Quali sono i tuoi riferimenti artistici e teorici?
Mutevoli.
Finora sono stato maggiormente attratto dalla figurazione, dalla rappresentazione. Ho sempre avuto una particolare predilezione per il disegno e proprio per questo mi sono sempre soffermato maggiormente su artisti che hanno nel segno la loro particolarità espressiva, penso a Picasso e De Chirico, forse anche per la loro capacità di impossessarsi delle forme del pensiero più disparate e distanti nel tempo e farle proprie.
Nel 2021, in occasione della Milano Drawing Week, ho avuto l’opportunità di far dialogare una mia serie di disegni con un disegno di Giorgio de Chirico proveniente dalla Collezione Ramo. La serie in questione, intitolata Notturni, era composta da 23 disegni che assieme andavano a creare una specie di piano sequenza, come una pellicola svolta e dipinta. Mi sono sorpreso di come il disegno di de Chirico si inserisse nella sequenza, come se gli avessi costruito la serie attorno.
Se dovessi far dialogare i miei lavori più recenti con l’opera di un altro artista forse non sceglierei de Chirico, magari sceglierei un De Pisis o un Bonnard, per rimanere nel ‘900, oppure più vicino a noi, un dipinto degli anni ‘90 di Eric Fischl o di Rainer Fetting.
Che cos’è per te lo studio d’artista?
Il mio studio è una stanza con due grandi vetrate che danno su uno studio più grande, che è lo studio della mia società Mammafotogramma. Lo studio Mammafotogramma è composto da tante persone con competenze e passioni differenti: architetti, registi, video maker, programmatori, disegnatori, grafici, animatori, designer. Mi piace uscire dalla mia stanza e confrontarmi con loro, collaborare a progetti articolati che non potrei mai affrontare da solo, imparare cose nuove, sperimentare in ambiti del sapere molto distanti, applicare il mio lavoro più intimo e personale (legato principalmente al disegno, alla pittura e alle arti plastiche più in generale) in attività che si discostano dalla poesia, ad esempio immaginando e disegnando percorsi multimediali, installazioni interattive, video, videogiochi o collaborando con architetti e designer nella progettazione di spazi e oggetti. Ciclicamente mi piace però tornare nella mia stanza, chiudere la porta e disegnare o dipingere quel che mi va.
Foto di Gaetano Mallia
Com’è organizzata la tua giornata di lavoro?
Un tempo lavoravo più la notte ora sono più diurno.
Tutte le mattine vado presto in studio ma ci sono periodi nei quali devo affrontare lavori su committenza e la natura della committenza può variare molto: può coinvolgere altre persone e di conseguenza anche i ritmi della mia giornata. Ogni tanto quando ho troppo lavoro mi piace mettermi sul divano e dormire un po’. Spesso lavoro fino a tardi, cosa che non mi dispiace affatto. Ma in generale cerco di tornare a casa per cena.
Che ruolo ha il “fantastico” nella costruzione del tuo immaginario?
I primi disegni che ho avuto la fortuna di esporre da ragazzo avevano un forte legame con la letteratura; non direi illustrazioni, piuttosto il tentativo di tradurre la forma del pensiero di quei testi in immagini. Il risultato erano delle illustrazioni non didascaliche del testo, o di più testi combinati dalla mia fantasia del momento. Alle volte questi disegni potevano prendere delle derive simboliste, forse non proprio simboliste o allegoriche, più allusive. Le allusioni cui facevo maggiormente riferimento erano molto spesso legate alla passione letteraria del momento che si fondeva con le mie esperienze personali. Anche oggi è un po’ così, ma il disegno e la forma del pensiero è meno organizzato, meno strutturato, meno citazionista, trae maggiore ispirazione da quel che vedo staccando lo sguardo dai libri, che non è meno fantastico.
In che modo combini il disegno e la pittura con altri materiali, come il tessuto?
Da tempo avevo in mente di realizzare un ritratto di Claire, la mia compagna, così ho disegnato tre paesaggi-ritratto. Nella mia fantasia li immaginavo fatti di tessuto.
Tempo dopo ho conosciuto Alessandro Bertolani, titolare di una bellissima azienda tessile, l’antica Valserchio del gruppo Florence. Alessandro mi ha proposto di realizzare con i suoi telai Jacquard i miei tre disegni, così quella che era una fantasia di china e di carta è diventata di tessuto.
Quando hai capito di essere un artista?
Forse l’ho sempre pensato. Quel che è straordinario, è stato scoprire col tempo di non essere “solo” un artista.
Oggi qual è la funzione dell’arte?
Quella di sempre, nessuno lo sa e tutti la cercano; gli artisti forse la cercano meno.
A che cosa stai lavorando?
In questi ultimi due anni ho raccolto una serie di disegni e dipinti che assieme ai tessuti andranno a comporre una mostra, che inaugurerà il 28 febbraio, negli spazi di OPR gallery, in viale Corsica 99 a Milano.
Le opere
Danza, 2023, tempera su tavola, 35x30 cm
“Egli danza”
Un giardino tra Linate e Milano, Ritratto-paesaggio, 2023, china su carta, 50x36 cm
"Non esistono perle più rilucenti dei tuoi denti quando ridi
Né braci più ardenti delle pupille dei tuoi occhi
nessun petalo di rosa è paragonabile alla pelle dei tuoi seni
e nessuna melograna contiene il succo e il mistero del tuo sesso."
Anonimo arabo del secolo XV
Diario di un naufrago, Testa, 2014, ceramica dipinta, 25x35x30 cm
“Le parole si muovono, la musica si muove
solo nel tempo; ma ciò che è solo vivo
può solo morire. Le parole, ormai dette, raggiungono
il silenzio. Soltanto per la forma, il disegno,
possono musica o parole giungere
all’immobilità, come una giara cinese, ferma,
nella sua quiete muove continuamente”
Frammento da Quattro Quartetti, T.S. Eliot
Cos’è un suono bello cos’è un suono brutto, 2021, tempera su tavola, 40x45 cm
Cover per l’album Didone di Alessandro Bosetti, Kohlhaas records
Un dipinto su tavola inciso come un LP
"Didone è un essere composito, un transindividuo che nasce dalla ricombinazione di frammenti tratti dai resoconti di vita forniti da sei musicisti durante delle conversazioni su skype nel luglio 2019."
Notturni, 2018, inchiostro e acquerello su carta, 50x35cm
“Compagno uomo, tu sai cos'è l'orrore del bosco quando vi si apre una radura notturna? O no. Quando ripensi nottetempo alla radura che hai veduto e traversato di giorno, e la c'è un fiore, una bacca che sai, che oscilla al vento, e questa bacca, questo fiore, è una cosa selvaggia, intoccabile, mortale, fra tutte le cose selvagge? Capisci questo? Un fiore che è come una belva? Compagno, hai mai guardato con spavento e con voglia la natura di una lupa, di una daina, di una serpe?”
Frammento da Dialoghi con Leucò, Cesare Pavese
Notturni, 2018, inchiostro e acquerello su carta, 50x35cm
Guardando questa serie di disegni mi hanno suggerito di sentire Headlights look like Diamonds, degli Arcade fire
Notturni, inchiostro e acquerello su carta, 2018, 50x35cm, courtesy Collezione Ramo
“In un'altra sera, una sera in città, ho visto un gufo reale esposto su un trespolo in una trasmissione televisiva.”
Frammento da Il gufo reale, Raffaele la Capria
Storie, 2017, tempera su tavola, 35x33cm
Qualcosa accade in un altro dipinto.
Storie, 2017, tempera su tavola, 35x33cm
Un affresco erotico pompeiano si innamora in un piccolo appartamento Milanese.
Rapimento, 2016, china e acquerello su carta, 26x24cm