Fauna d'arte
Il disegno come poesia. La versione di Nicola Pecoraro
"Il mio studio è un ambiente in perpetuo movimento". Viaggio tra immagini e parole, opere d'arte e suggestioni multimediali. "Spesso utilizzo materiali di recupero perché hanno già una loro vita"
Fauna d'arte è una ricognizione intergenerazionale sugli artisti attivi in Italia. Ci facciamo guidare nei loro studi per conoscere dalla loro voce le opere e i modi di lavorare e per capire i loro sguardi sull’attualità. Il titolo si ispira a una sezione di Weekend Postmoderno (1990), il romanzo critico con cui Pier Vittorio Tondelli ha documentato un decennio di cultura e società italiana. A differenza del giornalismo e della saggistica di settore, grazie a “Fauna d’arte”, Tondelli proponeva uno sguardo sull’arte contemporanea accessibile e aperto, interessato a raccontare non solo le opere ma anche le persone, il loro modo di vivere dentro l’arte.
Oggi questo approccio ci permette ancora di parlare degli artisti, ma in futuro anche delle altre figure professionali come critici e curatori, galleristi e collezionisti, con lo scopo di restituire la complessità di un sistema attraverso frammenti di realtà individuali.
Nome: Nicola Pecoraro
Luogo e data di nascita: Roma, 1978
Galleria di riferimento e contatti social:
L'intervista
Intervista realizzata in collaborazione con Giulia Bianchi
Qual è la funzione dell’arte oggi?
Non credo che abbia una funzione specifica.
Che cos’è per te lo studio d’artista?
Un ambiente in perpetuo movimento, dove l'unico elemento stabile è la sistemazione dei miei compiti. Tutto il resto si anima tra la concretizzazione di progetti, l'elaborazione di lavori, la riorganizzazione, lo spostamento incessante di oggetti, le operazioni di pulizia, l'attenzione ai computer e le attività di manutenzione.
Com’è organizzata la tua giornata di lavoro?
Solitamente, il momento di massima produttività si verifica la sera.
A che cosa stai lavorando?
Sto dando vita a un progetto sonoro, destinato a prendere forma in un'edizione audio e sto lavorando ad una mostra che presenta un corpo di lavoro inedito.
Perché utilizzi supporti di derivazione industriale?
Mi piace utilizzare materiali di recupero o di uso comune come la formica o la carta per stampanti, la loro superficie è molto sensuale. Spesso utilizzo legno o tessuto di recupero perché sono materiali che hanno già una loro vita. il materiale mi interessa come strumento per creare un’immagine.
Quali sono i tuoi riferimenti visivi e teorici?
Ho diversi riferimenti che mi passano sempre per la testa, provenienti da libri, elementi visivi, suoni, ecc. Ogni tanto si uniscono e questo può creare dei gesti significativi. Ci sono alcuni elementi fissi a cui faccio riferimento, che definirei archetipici, che sono ricorrenti nel mio lavoro.
Come nasce il processo mentale applicato al disegno?
Il disegno è l'interfaccia più efficace per trasferire le immagini dal cervello al mondo reale. Quindi è di per sé un processo mentale. L'ho usato come metodo di visualizzazione per tutta la vita.
Recentemente è diventato il fine e il mezzo. È un processo che richiede la minima mediazione tra le sue fasi. Cosa impossibile, per esempio, quando si realizzano sculture. Sotto questo aspetto lo vedo come qualcosa di simile alla poesia, dove le cose devono essere spontanee e poi, forse, soggette a un ulteriore editing.
In che modo hai iniziato a fare l’artista?
Ripetutamente mi imbattevo in immagini che catturavano la mia attenzione, trascorrendo poi lungo tempo e riflessioni a speculare su di esse a causa della loro natura enigmatica. Queste incomprensioni hanno, inaspettatamente, aperto strade che mi hanno condotto a vivere e lavorare come faccio oggi.
Come controlli la casualità del gesto all’interno dell’opera?
Credo si tratti piuttosto di azioni risolutive che devono manifestarsi nel momento giusto, dando così origine all'opera. La sequenza di eventi che conduce a tali gesti può essere influenzata da fattori al di fuori del mio controllo; talvolta mi trovo a essere più uno spettatore che un regista, ma non definirei tali situazioni come casuali.
Le opere
Focarelli, 2021, acrilico, olio, oil stick su tela 137 x 99 cm - foto Giorgio Benni - courtesy l'artista e Ermes - Ermes, Roma
Angelo secondo, 2020, acrilico, matita, oil stick, pennarello su tela 80 x 60 cm - foto Giorgio Benni - courtesy l'artista e Ermes - Ermes, Roma
Untitled, 2021, tecnica mista, dimensioni variabili. Veduta dell'installazione, Those Winged Words, Fondazione Giuliani, Rome - courtesy l'artista
Untitled, 2019, pastello a olio, pennarello a olio e matita su formica, 120 x 300 cm. Veduta della mostra, Flotsam, Fondazione Brodbeck, Catania - courtesy l'artista e Collica and Partners, Catania
Bellona, 2019, veduta della mostra, Studioli, Roma - courtesy l'artista
Untitled, 2019, pennarello acrilico, matita, inchiostro, pennarello pantone su legno 38 x 46,5 cm foto Giorgio Benni - courtesy l'artista e Ermes - Ermes, Roma
Untitled, 2019, pennarello acrilico, matita, pennarello pantone su legno 38 x 46,5 cm foto Giorgio Benni - courtesy l'artista e Ermes - Ermes, Roma
Shadow Tests, 2017, veduta della mostra, Museo Villa Croce, Genova - courtesy l’artista
Untitled, 2016, veduta della mostra, Baba Vasa’s Cellar, Shabla - courtesy l’artista
La Tombe Des Hommes-Scorpiones, a book by Nicola Pecoraro, illustrated by Emilio Prini, 2012, veduta della mostra, galleria S.A.L.E.S, Roma - courtesy l’artista