Umberto Chiodi e l'arte libera dal pensiero unico
Il grottesco come specchio critico della realtà e il processo creativo come antidoto al consumismo. Una ricerca tra immaginario scientifico e fiabesco, il mondo naturale e il paradosso dei mostri. Il collage come "corpo ibrido". E la sfida dei "confini" del foglio da disegno
Nome: Umberto Chiodi
Luogo e anno di nascita: Bentivoglio (Bo) 1981
Galleria di riferimento e contatti social: @ umberto.chiodi
L'intervista
Intervista realizzata in collaborazione con Anna Setola
Che cos’è per te lo studio d’artista?
A Milano ho uno studio attrezzato per lavorare manualmente con vari materiali, uno spazio che può cambiare assetto in base al progetto in corso e in cui conservo libri, oggetti d’archivio e curiosità, spesso scovate ai mercati delle pulci.
Questo è un laboratorio, non staccato dalla vita, in cui trascorro molto tempo. Poi ci sono progetti site specific che richiedono uno spostamento dell’operatività.
Cosa ti attrae maggiormente nei soggetti anatomici e naturalistici presenti nelle tue opere?
Effettivamente le illustrazioni scientifiche di anatomia, patologia, chirurgia, zoologia e botanica mi hanno sempre attratto. Ho una piccola raccolta di vecchi manuali scientifici illustrati, trovo stimolante osservare questo tipo di immagini in cui è evidente il rapporto fra estetica e conoscenza.
Durante gli studi all’Accademia delle Belle Arti di Bologna andavo spesso alla Collezione di Zoologia dell’Ateneo e al Museo di Palazzo Poggi, dove sono conservate ed esposte le ricerche di Ulisse Aldrovandi e le ceroplastiche di Anna Morandi. Andavo col mio taccuino a copiare gli animali tassidermizzati o a studiare l’anatomia della Venerina scomposta del Susini.
È interessante osservare come la descrizione visiva dei fenomeni naturali sia cambiata nei secoli, non soltanto in base allo sviluppo degli strumenti scientifici, alla ricerca o alla filosofia, ma anche per le tecniche di riproduzione delle immagini, per il gusto e il costume.
L’interpretazione artistica-visiva dei dati scientifici e la vertigine enciclopedica generano uno scollamento dal reale che produce immaginari paralleli al fenomeno. Come una sorta di “doppio naturale” che ha una sua impostazione formale, particolari caratteristiche cromatiche, e che quindi suggerisce nuovi significati. I vecchi manuali spesso tradiscono le aspettative didattiche del lettore del presente e del futuro, quasi tutte le teorie scientifiche sono destinate a essere superate.
È interessante vedere messe in discussione le certezze di dominio sul mondo naturale da parte dell’uomo.
In una serie di disegni recenti a tempera rossa (Vasi e Fiori, 2024) la rappresentazione dei fiori e degli elementi vegetali è un pretesto per lavorare nello spazio del foglio come fosse un vaso bidimensionale, contenitore limitante della vita stessa del disegno. È un’esperienza di messa in crisi del disegno “libero” e della forma rispetto ai confini del supporto.
Nel ciclo di lavori dal titolo “Bestiario” (2024), invece, la sovrascrittura di animali disegnati di getto è un’esperienza di esaurimento della rappresentazione e della fantasia in uno spazio definito.
Quali sono i tuoi riferimenti visivi e teorici?
Ogni cosa che osservo, vivo o leggo entra nel panorama dei riferimenti, anche inaspettatamente.
Come interpreti i concetti di grottesco e mostruosità e quale messaggio intendi trasmettere attraverso di essi?
Una delle mie prime ispirazioni è stata la satira illustrata dell’Ottocento (in particolare francese), l’arguzia sintetica di Honoré Daumier ma anche quella certa retorica fallimentare d’epoca vittoriana, “Le metamorfosi” di Grandville o “La danza macabra europea” nelle cartoline di Alberto Martini. Lavorare sul contrasto e sull’ibridazione delle forme e dei linguaggi è un modo per interpretare criticamente la realtà, anche il kitsch usato consapevolmente ha la stessa funzione.
Il mondo gestito dagli esseri umani è paradossale e disfunzionale.
Le grottesche di epoca romana, rielaborate artisticamente nei secoli, mi interessano molto. In questi casi è come se il concetto di decorazione si animasse di moniti attraverso una pittura calligrafica che giustifica e sistematizza la fantasmagoria.
Nell’animazione “Mostrarsi” (realizzata con Federico Forlani nel 2019 e prodotta in formato flipbook dalla Galleria Luisa delle Piane di Milano), il tema del mostro viene associato allegoricamente allo svelamento della parte nascosta dei personaggi, come avviene nelle fiabe. In loop, una bambina e un bambino innamorati si consegnano un fiore che ha il potere di trasformarli e aprirli vicendevolmente all’altro.
Qual è la funzione dell’arte oggi?
Oggi l’arte tende a somigliare a un prodotto di consumo e i prodotti di consumo tendono ad assomigliare ad opere d’arte.
Nel processo artistico l’autore fa un’esperienza del “tempo dell’essere”, che non è il tempo della macchina al quale siamo abituati; questo processo, sempre più necessario, lo invita alla comprensione di sé, all’essenza della propria complessità e libertà.
Viviamo in un’epoca in cui c’è molta ansia da prestazione, che fa preoccupare di "fare colpo" nell’immediato, e questo influenza molto l’estetica. La provocazione sana nell’arte è una voce che chiama fuori, (nel senso etimologico), dal pensiero unico.
In che modo hai iniziato a fare l’artista?
Durante il mio percorso accademico non sapevo cosa significasse fare l’artista, disegnare era un modo per metabolizzare quello che vivevo e che sapevo. Ricordo un disegno dell’epoca su cui scrissi simpaticamente: “Datemi una penna e il cuore mi uscirà dalla testa”. Forse ho iniziato a fare l’artista quando ho creduto di avere una responsabilità.
Com’è organizzata la tua giornata?
Quando non insegno in Accademia o non sono occupato in commissioni, arrivo in studio in mattinata e posso rimanerci fino a tarda notte.
A che cosa stai lavorando?
Sto proseguendo una ricerca legata all’opera “NO”, un lavoro site specific esposto alla Galleria Bonelli di Milano tra settembre e ottobre 2024.
Qual è il significato del "collage" nel tuo lavoro?
Il collage, come l’assemblaggio, è una pratica di prelevamento e ricontestualizzazione dei detriti e delle informazioni del mondo. Una decina di anni fa ho realizzato una serie di lavori che chiamai Crossage, con l’intento di ibridare formalmente e mimeticamente diverse tecniche su carta, tra cui il collage. In quel caso, le immagini importate avevano a che fare con la fotografia vernacolare, le mappe geografiche, la guerra, l’automobile, il consumo; venivano sagomate a mo’ di campitura di un disegno sottotraccia, e mescolate a interventi calligrafici astratti, intagliati, e carte specchianti che permettevano di includere la figura dello spettatore nel gorgo delle forme. La colla, nella messa in forma di questi “rompicapi”, era indispensabile, sappiamo invece che non lo è nell’essenza del collage. Gli assemblaggi che ho realizzato dal 2017 sono privi di colla o di qualsiasi materiale di saldatura. Gli oggetti sono semplicemente infilati o avvitati l’uno nell’altro, in un equilibrio di pesi che ne determina la stabilità, come fosse un’organica e paradossale prosecuzione dello stesso corpo ibrido.
Le opere
Umberto Chiodi, CROSSAGE XII, collage, paper cut e china su carta, 100x70 cm, 2013
Umberto Chiodi, Bestiario 2, otto matite colorate su carta, 142 x 107 cm, 2023
Umberto Chiodi, Bestiario, dettaglio dell'installazione, OPR Gallery, Milano Drawing Week, 2024
Umberto Chiodi, Cuore, 70x 50cm, china su carta, 2017
Umberto Chiodi, Enigma (Alfabeto-Tastiera), 80,5 x 308,5 cm, 2024
Umberto Chiodi, Enigma, dettagli (Q, Z, R, Punto interrogativo), 2024
Umberto Chiodi, Moonbow - Over the rainbow (con Matteo Levaggi), azione performativa, installazione e disegni parietali, Osservatorio Futura, Torino 2021
Umberto Chiodi, No, carta e spray su acetato, Vista dell'installazione, Galleria Bonelli, Milano, 2024
Umberto Chiodi, Piatto del prigioniero (Ragno e insetti), incisione all'acquaforte su ottone, diam. 28 cm, 2020
Umberto Chiodi, Vasi e Fiori, tempera rossa su carta, 29,5 x 21 cm, 2023