Sara Enrico (Fotografia di Alberto Nidola) 

fauna d'arte

Dalla tela all'abito, dalla scultura alla relazione. Sara Enrico si racconta

“Il corpo ha linguaggi e ritmi che ci riportano alla realtà. È la risposta alla deriva dell’astratto e alla mente perennemente connessa. Lo studio? Uno spazio vivo: si cucina, si parla, si lavora. È lì che le visioni prendono forma”

Nome e cognome: Sara Enrico

Luogo e anno di nascita: Biella, 1979

Gallerie di riferimento e contatti social:

Vistamare Milano / Pescara

Instagram

   

L'intervista

Intervista realizzata in collaborazione con Anna Setola

    

In che modo hai iniziato a fare l’artista?
Pensando a come mettere insieme ciò che destava il mio interesse e che non apparteneva ad un unico ambito. Dopo il Liceo Scientifico mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti e successivamente ho lavorato qualche anno come restauratrice. Sono quelli gli anni in cui ho cominciato a frequentare luoghi, amici, persone del “mondo dell’arte” e a voler dare forma a questa prospettiva.

 

Com’è organizzata la tua giornata?
Dipende. Non amo le abitudini, ad eccezione dei molti caffè. Mi sposto parecchio con la bicicletta, ma a seconda dei giorni vado verso la stazione dei treni per andare in Accademia a Bergamo, per i miei corsi, oppure vado in studio e allora punto la stazione della metropolitana. Mi piace spostarmi, soprattutto la mattina presto, perché quelli sono i momenti in cui riesco a pensare meglio.

 

Quali sono i tuoi riferimenti visivi e teorici?
Tra i molti, le artiste che nei decenni scorsi hanno lavorato con la scultura, riuscendo a imporsi in una disciplina completamente dominata dagli uomini, dominata anche proprio a livello d’immaginario.

 

Le tue sculture lasciano ampio spazio a suggestioni sulla corporeità e la sua estetica. Cosa rappresenta per te e che interesse ha sul piano artistico?
La questione corporale apre diverse dimensioni tanto da non esaurirsi nell’idea di corpo, di per sé. Mi sembra che in un periodo storico come questo il corpo sia ancora la risposta necessaria alla deriva dell’astratto, al moltiplicarsi esponenziale dei nessi mentali che invadono il nostro pensiero, perennemente connesso alla rete…Il corpo ha suoi linguaggi, i suoi tempi, ritmi, è quello che ci “salva” portandoci ogni notte in reset.

 

In che modo il concetto di “abito” entra a far parte dei tuoi lavori?
Per me l’abito, il modo di pensarlo, progettarlo, costruirlo, farne uno strumento di riflessione sociale, tutte queste cose sono state e sono il mio modo per arrivare alla scultura. Ci sono arrivata per questa via, ripiegando tessuti, e il primo è stato la tela da pittura.

 

Qual è la funzione dell’arte oggi?
Generare un qualche tipo di evento o rottura nel flusso della vita​.

 

Che cos’è per te lo studio d’artista?
Un qualsiasi luogo che funzioni bene per l’artista, dove le sue visioni possono prendere forma. Un luogo di vari incroci. Spesso mi trovo a collaborare anche con altre persone e mi piace che lo studio possa essere, oltre che uno spazio di lavoro, anche un tempo in cui approfondire relazioni: si cucina, si mangia, si parla.

    

Cosa cerchi nello spazio e come lo utilizzi nelle tue produzioni?
Quando ho potuto, ho sempre fatto mostre molto specifiche e pensate per lo spazio che andavo ad occupare. Mi interessa il buio, e ho potuto fare una mostra in quella direzione, perché lo spazio era perfetto per farlo.

 

A che cosa stai lavorando?
A una personale in un’istituzione italiana, per l’autunno.

   

Le opere

 

Sulla punta della lingua, 2022. Stampa ai pigmenti su cotone, legno Toulipier. 102 x 97 x 3.5 cm. Foto: Sara Enrico

  

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The Jumpsuit Theme, 2022, cemento, pigmento. 33 x 125 x 35 cm; 37 × 228 × 50 cm; 30 × 167 × 75 cm. Veduta dei lavori in “Il latte dei sogni”, 59. Mostra d’Arte Internazionale de La Biennale di Venezia. Courtesy: l’artista e Vistamare Milano / Pescara. Foto: Floriana Giacinti.

  

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Cell Keepers, 2023, stampa a sublimazione su tessuto poliestere, gommapiuma, titanio. 137 x 180 x 46 cm; 150 x 185 x 43 cm. Sara Enrico, "Tainted Lovers", OGR Torino, 2023. Courtesy: l’artista e Vistamare Milano / Pescara. Foto: Floriana Giacinti.

   

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RGB (skin), 2021 (dettaglio). Courtesy: American Academy in Rome. Foto: Giorgio Benni

    

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Sara Enrico, “Unearth Desires”, Vistamare Milano, 2025. Courtesy: l’artista e Vistamare Milano / Pescara. Foto: Andrea Rossetti.

  

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Camerino, 2023, tessuto poliestere e PVC, filo sintetico, acciaio inox, cerniera, 45 x 110.5 x 50 cm. Sara Enrico, "Tainted Lovers", OGR Torino, 2023. Courtesy: l’artista e Vistamare Milano / Pescara. Foto: Floriana Giacinti.

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Intermezzo, 2019. Stampa ai pigmenti, alluminio. 200 x 120 x 55 cm. Photo © Archivio fotografico e Mediateca Mart, Alessandro Nassiri.

  

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The Jumpsuit Theme, 2024, cemento, pigmento. 60 x 160 x 55 cm. Courtesy: l’artista e Vistamare Milano / Pescara.

  

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Camerino, 2022. Tessuto poliestere, filo sintetico, acciaio inox. Courtesy: l’artista e Vistamare Milano / Pescara. Foto: Andrea Rossetti

   

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Pillows, 2011. Gesso plastico, colore ad olio, 13 x 21 x 14 cm. Foto: Maurizio Elia.

  

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