Un manifestante arrestato dalla Guardia Nacional (foto LaPresse)

La sinistra torni a parlare di Venezuela

Dopo aver esaltato il regime chavista ha smesso di occuparsene, scrive CapX

"La sinistra ha finalmente ricominciato a parlare del Venezuela”, ha scritto su CapX Kristian Niemietz, ricercatore a capo della sezione welfare dell’Institute of Economic Affairs. “E’ una buona cosa. Per circa un decennio, vasti settori della sinistra erano in preda a una Venezuelamania. Non se ne aveva mai abbastanza. La versione di socialismo del Venezuela era il loro scintillante esempio, il modello che il resto del mondo avrebbe emulato. Quando il collasso del paese non poteva più essere negato, l’hanno piantato in asso come una patata bollente, dando inizio a un lungo periodo di silenzio. Gli eventi recenti, tuttavia, hanno costretto la questione a tornare sotto le luci della ribalta. Le reazioni sono variabili. I commentatori della sinistra stalinista sembrano una copia della Pravda degli anni Trenta, confabulanti come sono sui sabotatori e i controrivoluzionari che minacciano l’economia.

 

Le sezioni della sinistra più mediatiche, invece, si rendono conto che hanno scarse possibilità di convincere molta gente, sopratutto se suonano come il villano in un film sulla Guerra fredda. Hanno dunque optato per una linea più apparentemente innocua, indicando come principale causa del declino venezuelano la caduta dei prezzi del petrolio. Ma certo che il Venezuela va male, sostengono: qualsiasi economia tanto dipendente dai prezzi delle commodities andrebbe male in queste circostanza. Non ha niente a che fare col socialismo. (…) È senz’altro vero che i bassi prezzi del petrolio danneggerebbero l’economia del Venezuela. Ma sentite un po’ qui: attualmente i prezzi del petrolio non sono bassi! Erano abnormemente alti nel decennio fino al 2014/15. Poi non è che i prezzi siano ‘collassati’, semplicemente sono ritornati a livelli in linea con la media di lungo periodo. Più precisamente, sono tornati (in termini reali) ai livelli del 2004, più o meno quando è iniziata la Venezuelamania.

   

E sono tuttora notevolmente più alti di quanto non fossero nei due decenni precedenti. La cosa forse più importante, però, è che i problemi comunemente associati al Venezuela, sopratutto la scarsità di beni essenziali come cibo e medicinali, sono precedenti alla caduta dei prezzi del petrolio. (…) I socialisti hanno sempre sostenuto che il socialismo, prima o poi, funzionerà: ha solo bisogno delle circostanze giuste. Ora stanno dicendo: ‘Ma certo che il socialismo funziona. Tutto ciò che serve è la più grande riserva mondiale di petrolio, il più lungo boom dei prezzi di petrolio della storia, e il più alto picco dei prezzi di petrolio mai registrato nella storia. Ovviamente il boom deve durare per sempre. La scarsità di cibo, di medicinali e di altri beni essenziali ci sarà comunque. Però tutti gli intellettuali d’occidente faranno la fila per dirti come sei fortunato’. Non è proprio il massimo. O no?

    

Questo articolo è apparso originariamente su CapX del 16/8/2017

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